Il libro
In un futuro non troppo lontano l’Europa si è trasformata in un continente di emigranti.
I cittadini europei, alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore, cercano di raggiungere i paesi più ‘ricchi’, ma devono farlo clandestinamente, salpando verso destinazioni ignote, nascosti all’interno di un container.
Finalista nel 2015 al Premio Riccione e al Premio Scenario, presentato in anteprima al Festival de dramaturgia sobre la crisi Piigs di Barcellona, Scusate se non siamo morti in mare trae la propria forza, come scrive Davide Carnevali nella sua prefazione:
dal non essere un’opera parassita della realtà, che sfrutta il problema dell’immigrazione e la sua risonanza mediatica; ma al contrario nell’essere un’opera che vuole dire qualcosa che i mezzi di informazione non dicono rispetto a questo problema; nel mostrare un’immagine di questa realtà che normalmente non ci è mostrata; nel renderci evidenti le sue dinamiche e le sue ragioni. In questo modo il teatro riacquista un senso, ed è un senso forte: nella sua funzione di riaprire il dialogo con la società, laddove i media spesso lo chiudono.
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