Palcoscenico digitale
Massimo Marino, «Corriere di Bologna»
Il futuro del libro è nell’editoria digitale. Ne sono certi Mattia Visani e Stefano Tura, due imolesi poco più che trentenni formatisi entrambi all’Alma Mater. Hanno appena fondato la Cue Press, una casa editrice teatrale che si affida ai supporti elettronici. I primi contratti saranno firmati agli inizi di ottobre e le pubblicazioni vedranno la luce intorno al nuovo anno. Ma da mesi i due stanno sondando con notevole attivismo le possibilità dell’impresa, contattando studiosi e artisti per assicurarsi le loro opere. E hanno avuto molte risposte positive da parte di nomi di accademici illustri come Marco De Marinis, Gerardo Guccini, Eugenia Casini Ropa, Hans Drumbl, Lorenzo Mango, Cesare Molinari, Ferruccio Marotti, Franco Ruffini, Ferdinando Taviani, e da scrittori e artisti di teatro come Marco Martinelli, Franco Scaldati, Sandro Lombardi, Vetrano e Randisi, Bucci e Sgrosso.
«Cue – ci spiega Mattia Visani – in inglese significa battuta, attacco, suggerimento, ma suona in modo simile a queue che significa coda, fila di persone. Il tutto per noi echeggia come un benaugurale: ‘Fate la calca!’». Non sono per niente scoraggiati dal fatto che gli ebook in Italia rappresentino ancora una minima parte del mercato: «Siamo fiduciosi di allinearci presto al mercato anglosassone, dove per 100 libri cartacei venduti 114 sono quelli ordinati in formato digitale. Forse siamo incoscienti, ma ci sembra un progetto necessario in questo momento di crisi culturale». In Italia l’editoria di questo settore vivacchia. Testi fondamentali, pubblicati in passato, sono ormai fuori catalogo. «Dopo la liquidazione della Ubulibri, seguita alla morte del fondatore Franco Quadri, ci troviamo di fronte a un vero e proprio vuoto». E questo mentre le iscrizioni ai Dams crescono. «L’editoria digitale – continua Visani – permette di abbattere i costi di produzione e di garantire agli autori diritti più consistenti. Stiamo costruendo un team di ‘sviluppatori’ della parte tecnica e di traduttori per lanciare la casa pure a livello internazionale». Il cuore dell’idea sta nel rapporto tra la memoria, l’interrogazione del presente e la provocazione del futuro. «Gran parte del catalogo sarà costituita da studi di valore ormai non più disponibili sul mercato. Stiamo cercando di acquisire i diritti di testi storici fondamentali come gli studi di Molinari sul teatro greco, quelli di Savarese sullo spettacolo a Roma, di Drumbl sulla scena medievale, di Ruffini sul Rinascimento, di Taviani sulla Commedia dell’Arte, fino ai volumi di Marotti su padri della regia quali Gordon Craig e Appia e a testi di maestri scomparsi come Fabrizio Cruciani e Claudio Meldolesi. Dovremmo ripubblicare anche le pièce di Marco Martinelli e Totò e Vicé di Franco Scaldati, sketch su due personaggi palermitani in bilico tra la vita e la morte, portati in scena da Vetrano e Randisi».
Ma non solo di recuperi vivrà Cue Press: «Il formato digitale si presta anche a pubblicare testi brevi. Pensiamo a una collana riservata ai critici militanti che racconti ciò che accade sulle nostre scene. Potrà ospitare analisi di spettacoli, inediti, interventi a convegni, scritti polemici, riflessioni su temi specifici. E quando avremo un catalogo, potremo pensare anche a stampare libri on demand».