L’America di Elio De Capitani
Maria Dolores Pesce, «Dramma.it»
L’interesse, o meglio la sensibilità, che da molto tempo contraddistingue gli studi di Laura Mariani nei confronti dell’attorialità, torna ad incontrare e ad intersecarsi con l’attività ormai ultratrentennale di uno degli attori che, meglio di tanti altri, ha saputo interpretare non soltanto i singoli e innumerevoli personaggi che ha incarnato, quanto il «Teatro» tout court, visto come espressione artistica ma ancor più come una rete in cui si può impigliare il mondo e la storia, e attraverso la quale essi si possono riportare almeno un po’ sulla riva della vita, singolarmente o collettivamente intesa. Ne nasce questo volume che non vuole essere una semplice ristampa, ampliata, riveduta o corretta fin che si vuole, ma che diventa un ulteriore completamento di un’analisi che però forse non ambisce ad essere completata. Lo sguardo di Mariani infatti era aperto – ed è una sua qualità indubbia, e tale rimane e desidera rimanere – aperto al futuro ma anche al presente della nostra, analoga o diversa che sia, percezione di quella vita e di quella storia scenica. Un bel volume che ripercorre le tappe di una lunga carriera in maniera essenziale, soffermandosi però con maggiore intensità, come già suggerisce il titolo, sul rapporto che è stato ed è illuminante per Elio De Capitani: quello con la letteratura americana, non solo teatrale. Dal fondamentale Angels in America all’Ahab dell’ultimo Moby Dick alla prova. Un testo interessante per contenuto, per scrittura densa e significativa, e, non ultimo, per ampio e suggestivo apparato iconografico.
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