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Approfondimenti, interviste, recensioni e cultura: il meglio dell’editoria e delle arti da leggere, guardare e ascoltare.

Libro aperto con immagini (4)
21 Marzo 2013

Tra materiale e immateriale. L’editoria digitale applicata al teatro

Sergio Lo Gatto, «Teatro e Critica»

In lingua inglese ‘cue’ significa ‘battuta, battuta iniziale, attacco, imbeccata, suggerimento’. Il termine gioca con l’omofonia tra ‘cue’ e ‘queue’ che significa ‘coda, fila di persone’. Dunque ‘cuepress’, potrà corrispondere all’esclamazione: «Fate la calca!».

Cue Press è la prima casa editrice digitale interamente dedicata al teatro. La casa editrice si muoverà su un doppio binario, andando a recuperare in e-book titoli non più disponibili o di difficile reperibilità, opere di critica ma anche testi teatrali, e proponendo allo stesso tempo nuove opere di autori e studiosi di primo piano. Non bisognerà trascurare una collana composta da testi brevi e di argomento molto specifico, di natura divulgativa e da vendere a prezzo molto basso. È un formato che sta avendo molta fortuna nell’ambito del digitale. Il cartaceo sarà rispolverato per alcuni materiali d’eccellenza e laddove ci siano le condizioni per preservare la qualità del manufatto. Il digitale permetterà inoltre di sviluppare una strategia internazionale che nel cartaceo era complessa, se non impossibile. Una parte importante del progetto editoriale sarà legata alla traduzione, anche in più di una lingua, dei testi proposti all’interno del nostro catalogo e alla loro distribuzione sul mercato estero. Viceversa, tradurremo e pubblicheremo opere straniere ancora inedite in Italia.

Il nucleo di partenza sarà composto dagli studi di Cruciani, Casini Ropa, De Marinis, Drumbl, Guccini, Malcovati, Mango, Mariti, Marotti, Meldolesi, Molinari, Puppa, Ruffìni, Savarese, Schino, Taviani, Zorzi, e altri valenti studiosi. Tra i testi drammatici ci saranno quelli di Martinelli, Scaldati, Ndiaye, Vetrano & Randisi, Bucci & Sgrosso. Tra le novità, oltre alle opere di alcuni degli autori citati, pubblicheremo alcuni scritti inediti di Sandro Lombardi. Andrea Porcheddu realizzerà una serie di guide turistiche dedicate alla vita teatrale di alcune città del mondo (Parigi, Londra, Tunisi, Hong Kong, Buenos Aires, Budapest, New York, Roma, Palermo, ecc.). L’intento è quello di coniugare il contributo e la memoria di artisti e studiosi di assoluto rilievo, garantendo una altissima qualità del prodotto.

È un’impresa pionieristica, a oggi, quella di Cue Press, casa editrice nata, dopo più di un anno, proprio in questo mese di marzo da un’idea di Mattia Visani con lo scopo di realizzare pubblicazioni di approfondimento intorno al teatro. Sull’onda delle statistiche che leggono il 2013 come l’anno di svolta per l’editoria digitale in Italia, il progetto di Cue Press prevede l’edizione in formato elettronico di importanti studi teatrali inediti o finiti fuori catalogo proprio a causa di un generale declino dell’editoria specialistica, relegata nelle aule di università e molto spesso neppure lì completamente valorizzata.

Tornano alla luce, rimessi a nuovo in una tecnologia d’avanguardia (curata dalla piattaforma Chia Lab) titoli di Casini Ropa, Cruciani, De Marinis, Marotti, Meldolesi, Molinari, Ruffini, Savarese, Schino, Taviani e Zorzi, ma il passo successivo sarà verso le drammaturgie contemporanee: Scaldati, Martinelli, a altri autori della scena italiana e straniera. Se la collana di studi teatrali mira a esplorare supporti dall’altissimo grado di interazione (notazione digitale, archivio, dizionari e glossari integrati), nel ricostruirvi attorno nuove possibilità di diffusione si vorrà imprimere al teatro dei testi una spinta, si incoraggerà l’architettura di una tradizione del presente che già vorrebbe vedersi affermata nella sua eroica elasticità. Non fissata, non storicizzata, ma aiutata nei mezzi e nelle aperture, magari attraverso un sistema di traduzione incrociata che già Cue Press ha in animo di immaginare. A far parlare il discorso su un piano pratico ci sono le statistiche, che testimoniano l’incremento – tramite le nuove piattaforme – delle vendite di ebook di fogliazione ridotta (testi brevi, piccoli manuali, saggi e raccolte di racconti), proprio quei formati che l’universo cartaceo ha più difficoltà ad affrontare, a causa dei costi vivi di stampa e distribuzione che spingono l’editore in un gioco che, di fatto, non vale la candela.

Che con l’avvento della tecnologia sarebbe cambiato il nostro modo di percepire la realtà ce l’aveva già insegnato un’intera generazione di filosofi, scrittori e pensatori, ma forse nessuno aveva davvero idea di quanto in fretta tutto potesse accadere. Se negli ultimi anni certo giornalismo (non solo quello critico), rimasto quasi del tutto orfano delle sue pagine di carta sui periodici, ha avuto modo di ricostruirsi una casa e una famiglia nell’affollata piattaforma digitale, anche l’editoria ha intrapreso questa rischiosa ma in certi casi necessaria migrazione. Il passaggio dal supporto fisico a quello digitale lo abbiamo già visto accadere, nei decenni scorsi, nell’ambito musicale, dai vinili alle musicassette, dalle musicassette ai cd, dai cd agli mp3, un processo quasi fotosintetico in grado di rideterminare, passo dopo passo, i principi della dimensione spazio senza intaccare quelli della dimensione tempo e ora un’intera casa farcita di dischi conterrebbe comunque meno musica di un lettore digitale tascabile. Lo stesso processo applicato ai libri è già completamente in atto, gli scaffali elettronici sono una realtà, in altri paesi il mercato dell’ebook può già vantare un’estensione significativa e un sorprendente corpus di nuove idee e soluzioni già sperimentate e, spalancandosi le porte della creatività, la missione di chi tenti di abitare questo nuovo contesto si basa su una corsa ad annullare la concorrenza, a batterla sul tempo, adattando a questi nuovi formati proprio quei prodotti che l’editoria stava lasciando indietro. Più aumentano i numeri delle categorie generaliste, più quelle specifiche, dedicate a nicchie di lettori ristrette, si trovano a fronteggiare una difficoltà di sopravvivenza per la quale l’emergenza stessa arriva a offrire la soluzione d’ingegno.

Ai margini dei margini, il teatro si muove tuttavia con grande vigore, i suoi linguaggi si fanno strada spingendo sempre di più verso l’annullamento di tutte quelle categorie che nei decenni scorsi li avevano imprigionati e in certi casi la visione politica e sociale dell’espressione artistica vuole indietro il proprio campo d’azione, anche grazie al ritorno della parola scritta. Tutte istanze che, nella spinta feconda di molte contraddizioni, appartengono al teatro di oggi, un orizzonte che sta tornando ad affermarsi poggiando anche su una sponda editoriale (era di qualche mese fa un articolo di Graziano Graziani che raccontava di come certa drammaturgia stia facendo ritorno nelle collane di narrativa delle maggiori case italiane). Eppure, ancora una volta, il teatro apparentemente accetta con grande difficoltà ogni immediata storicizzazione che non si dimostri al passo con i tempi e che si permetta di fissarlo. Se da un lato il fatto di poter scrivere queste e altre parole su una rivista di carta rappresenta ancora il segno quasi poetico di un invito a resistere, sotto gli occhi di chi segue la scena si compie lo spettacolo della riduzione sistematica di spazi simili a questo. E d’altronde, anche quando le frasi raggiungono una pagina stampata, si pone il problema della loro diffusione, molto (troppo) spesso limitata a un circolo chiuso, al foyer di qualche teatro, a un giro d’indirizzario; l’opportunità che il teatro ha di parlare di sé stesso è ormai questione di territorio, di quartieri culturali e, cruda realtà anche questa, di sostenibilità economica. Ed eccola di nuovo la tecnologia, che ora promette di diffondere in maniera capillare e su rinnovati supporti quel sapere che – se applicato al teatro – è più un intuire e che vorremmo si trasformasse in materiale di approfondimento, nel segno di un ragionamento socchiuso e pronto a essere riaperto in ogni momento, addirittura contro l’usura del tempo.

Nell’immaginario comune degli ‘sfogliatori’ comincia ad affacciarsi la prospettiva di un mondo parallelo, una realtà aumentata pronta a barattare la solidità del volume vero e proprio con capacità di produzione e di diffusione ancora insospettate, potenzialmente in continua crescita e di certo in linea con i passi da gigante compiuti anche in altri ambiti dall’intera società delle macchine. Il fatto che proprio ora stiano tornando di moda giradischi e vinili traccia una linea che divide non tanto le destinazioni d’uso quanto quasi i livelli di percezione. In altre parole, se si lascia che l’ingranaggio tecnologico giri le sue ruote, le domande dietro a esso resteranno le stesse: a fare il libro non è la carta, ma le parole che essa porta, e la battaglia si sposta dunque apertamente sul fronte dei contenuti. Oltretutto, come gli studiosi di oggi si affrettano a teorizzare, i libri cartacei non smettono certo di essere letti o comprati: la convivenza di materiale e immateriale è qualcosa con cui è bene familiarizzare e, mentre è già una realtà il feticismo per i dispositivi portatili, il rapporto con la rivista o con il volume di carta migrerà verso un affascinante rito di archeologia del contatto.

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8 Gennaio 2013

Cue Press, l’editoria teatrale diventa digitale guardando più al futuro che al presente

Diego Vincenti, «Hystrio»

La nicchia della nicchia, ovvero: l’editoria teatrale veicolata in digitale. Più futuro che presente, almeno per il momento. Ma è proprio in quest’ottica che si muove chi insegue un’idea, l’impresa. A volte chi riesce ad anticipare i tempi.

Si veda Cue Press, progetto in fasce che attende il debutto ufficiale a primavera del prossimo anno. Iniziativa progettata da Mattia Visani, con il contributo di Stefano Tura, attore il primo, agente letterario il secondo, entrambi formatisi all’Università di Bologna. Visani vuole trovare risposta alla crisi editoriale di un settore già fragile e ulteriormente provato dalla recente liquidazione della Ubulibri. Obiettivo: la costruzione, per quel che concerne il mercato italiano, della prima casa editrice di argomento teatrale che operi principalmente nell’ambito dell’editoria digitale. Segmento librario in crescita esponenziale ma che ancora attende definitiva consacrazione. Potenzialità e fruibilità sembrano spingere verso una sempre più capillare diffusione, ma la fetta di mercato al momento parla ancora d’altro, migliorando in parte nei numeri solo per quanto riguarda quotidiani e periodici. Questione (forse) d’abitudine. Certo è che lo strumento, fosse solo per l’economicità, si presta alle nuove iniziative.

Spiega Mattia Visani: «L’idea della Cue Press nasce in maniera estemporanea da esperienze diverse e con l’unico capitale iniziale delle qualità e dei talenti delle persone coinvolte. Abbiamo riscontrato molto entusiasmo nei nostri interlocutori, le istituzioni locali di Imola ma anche teatri, biblioteche, musei. C’è un interesse effettivo delle realtà culturali e anche produttive del territorio, che speriamo si riesca a concretizzare in un sostegno economico. Le prospettive sono buone, ma non c’è ancora nulla di certo. Stiamo cercando sponsor sia nel pubblico che nel privato. Sperando che ci vengano riconosciute la spinta verso l’innovazione e l’attenzione per il futuro dell’editoria e l’occupazione giovanile. Per il resto puntiamo su un mercato che sta crescendo molto velocemente, in costante espansione, in cui vogliamo intervenire sia con le pubblicazioni che con la gestione dei diritti d’autore».

La casa editrice che lavorerà sul recupero in ebook di saggi e testi fuori catalogo (o di difficile reperibilità), sulla pubblicazione di drammaturgie inedite e su brevi testi d’analisi dalle tematiche molto circoscritte, probabilmente prevede la vendita fra 0,99 e 2.49 euro. Inseguendo nel concreto, quell’agilità d’intervento critico (militante) cui si presta l’editoria digitale, in un formato che sta avendo ottimi riscontri nell’ambito del digitale. E mentre si lavora sulla raccolta di autori e opere e sullo sviluppo specifico della parte tecnica, si pensa anche a un lancio internazionale attraverso la traduzione in diverse lingue dei volumi più importanti. Ambito su cui il progetto in prospettiva scommette molto. Si vedrà. Prima c’è da costruire un intero catalogo. Pagina dopo pagina.

Il debutto è fissato a marzo 2013, in occasione delle celebrazioni per il 30^ anniversario della morte di Ludovico Zorzi, di cui verrà ripubblicato II teatro e la città. Poi sarà la volta di Brecht regista, Memorie del Berliner Ensemble di Claudio Meldolesi, altra commemorazione. È solo l’inizio. Considerando che il nucleo di partenza della Cue Press annovera al momento gli studi di Giovanni Azzaroni, Fabrizio Cruciani, Eugenia Casini Ropa, Marco De Marinis, Hans Drumbl, Clelia Falletti, Raimondo Guarino, Gerardo Guccini, Cristina Jandelli, Giuseppe Liotta, Lorenzo Mango, Laura Mariani, Ferruccio Marotti, Stefano Mazzoni, Cesare Molinari, Marzia Pieri, Paolo Puppa, Franco Ruffini, Nicola Savarese, Mirella Schino, Ferdinando Taviani e Alessandro Tinterri.

Per quanto riguarda invece le drammaturgie, si dovrebbero ripubblicare i testi drammatici di Marco Martinelli, Franco Scaldati (come il suo Totò e Vicé), Enzo Vetrano e Stefano Randisi, Elena Bucci e Marco Sgrosso. E poi ancora, gli interventi critici di Massimo Marino e Andrea Porcheddu e alcuni scritti inediti di Sandro Lombardi. Insomma, una bella compagnia con cui iniziare a lavorare sul serio. Inoltre si segnala che Cue Press ha vinto, con voto unanime della giuria, il concorso Inculco – Innovazione e Cultura promosso da Librinnovando e che tramite l’intesa con Chia Lab – nota web agency bolognese (chialab.it) – Cue Press sarà nelle condizioni di seguire lo sviluppo tecnologico delle proprie pubblicazioni ben oltre il semplice formato ePub, che rappresenta oggi il formato più diffuso nell’ambito dell’editoria digitale. Chia Lab, oltre a curare la costruzione del sito, sta realizzando in esclusiva una delle più evolute piattaforme multimediali per la lettura su dispositivi tecnologici, che sarà visibile dalla fine del 2013.

13 Dicembre 2012

Premio Innovazione e Cultura

A Bookcity Milano, la casa editrice vince con voto unanime della giuria

La giuria si è espressa all’unanimità, Cue Press vince il Premio Innovazione e Cultura di Bookcity Milano 2012, la manifestazione culturale che celebra il mondo del libro e della lettura.

Il premio è stato istituito per premiare i progetti editoriali che si distinguono per la capacità di unire innovazione tecnologica e promozione della cultura, con un focus particolare su iniziative che trasformano il modo di fruire e produrre contenuti editoriali.

Il riconoscimento attribuito a Cue Press evidenzia l’originalità del suo approccio nell’ambito dell’editoria digitale, unendo la produzione di contenuti specializzati nelle arti dello spettacolo con soluzioni tecnologiche avanzate come gli eBook interattivi e la stampa on demand.

Il voto unanime della giuria, composta da esperti del settore, testimonia l’apprezzamento per la qualità e la rilevanza del progetto, confermando la casa editrice come un esempio di innovazione nel panorama culturale ed editoriale italiano.

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10 Dicembre 2012

Cue Press, teatro online

Tatiana Tommasetta, «Corriere di Romagna»
Mattia, che cos’è la Cue Press e da dove nasce l’idea?

Cue Press rappresenta, sul mercato italiano, la prima casa editrice di argomento teatrale a operare principalmente nell’ambito del digitale. Il cartaceo sarà ‘rispolverato’ per alcuni materiali di eccellenza e laddove ci siano le condizioni per garantire la qualità del manufatto.

L’idea è nata osservando lo stato di crisi in cui versa l’editoria teatrale italiana: problemi di liquidità, difficoltà distributive…

Abbiamo pensato di sfruttare l’agilità e i minori costi garantiti dal digitale per strutturare un progetto di casa editrice e network teatrale: andare a recuperare in e-book titoli non più disponibili sul mercato (testi di studio ma anche opere drammaturgiche) e creare una comunità/magazine che ravvivi il dibattito all’interno del mondo del teatro. La casa editrice si muoverà inizialmente su due binari: da un lato il ripescaggio di opere di ampio respiro e la proposta di novità assolute, dall’altro la produzione di nuovi studi molto brevi e di argomento molto specifico, un formato che sta avendo un discreto successo nell’ambito del digitale. Una parte importante del progetto editoriale è legato alla traduzione, anche in più di una lingua, dei testi proposti all’interno del nostro catalogo e alla loro distribuzione sul mercato estero. Viceversa, tradurremo e pubblicheremo opere straniere ancora inedite in Italia.

Come sta andando rispetto alle vostre aspettative?

Meglio di quanto potessimo sperare alla partenza. L’entusiasmo con cui il progetto è stato accolto da accademici, studenti, attori e registi, ma anche appassionati di teatro, ci dà la sensazione di stare facendo qualcosa di importante, oltre a essere la benaugurante conferma circa la bontà dell’idea. A ciò si deve aggiungere l’entusiasmo che ha suscitato nelle istituzioni e la generosa risposta delle forze produttive del territorio: penso allo slancio dell’amministrazione imolese, penso agli assessori Galavotti e Bondi, alla Banca di Imola e alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna e ad altre realtà legate al mondo della cultura come il Teatro Stignani e la Bim, ma anche Ravenna Teatro e l’Alma Mater. Nel nostro catalogo, pubblicheremo alcuni tra i più importanti studiosi di teatro dal dopoguerra a oggi e, in molti casi, presenteremo le loro opere maggiori e già attese. Il digitale permetterà inoltre di sviluppare una strategia internazionale che nel cartaceo era complessa, se non impossibile. L’intento è quello di coniugare il contributo e la memoria di artisti e studiosi di assoluto rilievo, garantendo un’altissima qualità del prodotto. Infatti grazie all’intesa con Chia Lab, nota web agency bolognese, Cue Press sarà nelle condizioni di seguire lo sviluppo tecnologico delle proprie pubblicazioni ben oltre il semplice formato e-pub, che rappresenta oggi il formato più diffuso nell’ambito dell’editoria digitale.

Come si inserisce il vostro progetto nella crisi di mercato che l’Italia vive oggi e perché funziona?

Funziona perché risponde a esigenze primarie. Il fatto che ciò avvenga aprendo nuove strade è merito nostro e di chi ci ha sostenuto. È un progetto che tenta di ridefinire il rapporto tra autore ed editore, nella direzione di un ‘lavoro comune’ e di un ‘comune profitto’, che intende creare occupazione giovanile, mescolando una grande attenzione alla cultura (locale e nazionale), una forte spinta innovativa e tecnologica, insieme a una importante ricaduta sul territorio. A questo si aggiungerà una diffusione in ambito italiano ed europeo. Cultura, innovazione e questione giovanile si intrecciano qui in maniera molto stretta.

Cosa vi aspettate dal futuro?

Ovviamente che il mercato italiano si allinei a quello di altri paesi dove il digitale ha ormai superato il cartaceo. Contiamo di essere sempre nelle condizioni di proporre un’offerta tecnologica di alto livello, che renda la lettura ancora più entusiasmante. Significa trovare una forma adeguata ai contenuti di così alto valore, l’anima di Cue Press. Per questo speriamo di contare ancora sul sostegno del nostro territorio e soprattutto sull’entusiamo delle persone.

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6 Dicembre 2012

Cue Press, nei libri digitali i tesori da (ri)scoprire

Mara Pitari, «il Resto del Carlino»

L’editoria teatrale debutta in formato digitale e rivoluziona il mercato del libro specialistico. È l’innovativo progetto di Mattia Visani e Stefano Tura, due giovani imolesi formatisi all’Alma Mater che hanno trasformato la propria passione per il teatro in una rivoluzione del settore, dando vita alla prima casa editrice di libri di argomento teatrale prodotti in formato elettronico. Si chiama Cue Press, è in cantiere dalla scorsa primavera e, accolta con entusiasmo da università ed enti pubblici, vedrà la luce sotto forma di sito di e-commerce a marzo. Del fermento che c’è dietro parla il fondatore Mattia Visani, 33 anni, attore e scrittore teatrale.

Cos’è Cue Press?

Un progetto editoriale che ha l’obiettivo di proporre in digitale i testi dei massimi autori teatrali, secondo un doppio binario: recuperando titoli non più disponibili o di difficile reperibilità, opere di critica ma anche testi teatrali, e proponendo nuove opere di autori di primo piano. Ci sarà anche una collana di testi brevi di natura divulgativa e a prezzi molto contenuti.

Qual è il vantaggio?

La facilità di lettura, l’immediata reperibilità di materiali di ottima qualità e altrimenti difficili da trovare e l’abbattimento dei costi. I testi saranno scaricabili direttamente dal sito, al quale sta lavorando l’agenzia Chia Lab, e costeranno soltanto da 1 a 15 euro.

L’editoria digitale esiste già da tempo, quali le novità?

Finora il digitale non è arrivato a toccare ambiti di eccellenza. In più in un periodo di enorme crisi dell’editoria nazionale, in cui molte opere fondamentali stanno scomparendo senza che nessuno se ne accorga, questa iniziativa ha un alto valore culturale e di conservazione. In catalogo abbiamo già quaranta titoli e stiamo ancora lavorando per ampliare l’offerta.

La carta sparirà?

Sarà rispolverata per alcuni materiali di eccellenza.

Alcuni autori in catalogo?

Pubblicheremo gli studi di Casini Ropa, De Marinis, Guccini, Drumbl, Mango, Marotti, Molinari, Ruffini, Savarese, Taviani e le opere di maestri scomparsi come Cruciani, Meldolesi e Zorzi.

Il progetto gode dell’ appoggio di molti enti e istituzioni…

Sì, molto generosa è stata la risposta dell’amministrazione imolese, della Banca di Imola, della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e di altre realtà legate al mondo della cultura come il Teatro Stignani e la Bim, ma anche Ravenna Teatro e Alma Mater.

Cue Press andrà oltre le frontiere del teatro?

Un passo alla volta, sarebbe bello arrivare a occuparci anche di cinema o illustrazione.

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30 Settembre 2012

Il progetto Cue Press

Mattia Visani, «Stratagemmi»

Cue Press è un nuovo progetto di casa editrice di libri di teatro che opererà principalmente in digitale. Sarà online a marzo 2013, in occasione delle celebrazioni del 30^ anniversario della morte di Ludovico Zorzi, di cui pubblicherà l’opera più importante II teatro e la città. Il progetto editoriale si muoverà successivamente su un doppio binario: recupero di opere di difficile reperibilità o non più disponibili sul mercato e nuove proposte di autori e studiosi di primo piano.

È assodato ormai che l’editoria teatrale italiana sia in profonda crisi: problemi di liquidità, difficoltà distributive e, colpo di grazia, l’entrata in liquidazione di Ubulibri. Mi sento quasi in imbarazzo nel riflettere, insieme ai miei colleghi, sul problema del costo della carta, dal momento che il nostro progetto editoriale nasce su presupposti tesi a eluderli, o superarli. Il problema investe in modo fondamentale il mondo dell’editoria, dalla stampa alla distribuzione, dal deposito alla vendita. Tuttavia la questione, per quanto pregnante, non è così strettamente legata al problema dei contenuti e alla prassi, come invece si vuole far credere. Questo vale tanto in ambito editoriale quanto, trovato il giusto corrispettivo, in altri ambiti della produzione e della conoscenza. Se si vedono pessimi spettacoli, infatti, non è certo colpa della mancanza di denaro, oppure (questo potrebbe essere il corrispettivo) di spazi teatrali. L’Alighieri non recita Amleto e di teatri ce n’è uno per parrocchia. Quello che dovrebbe essere difeso con le unghie e con i denti è la qualità della carta, principio che instaura invece una dinamica elettiva: pochi ma buoni. Detto questo, noi siamo passati al digitale.

Cue Press rappresenta, sul mercato italiano, la prima casa editrice di argomento teatrale a operare principalmente nell’ambito del digitale. Il cartaceo sarà ‘rispolverato’ per alcuni materiali di eccellenza. L’idea è quella di sfruttare l’agilità e i minori costi garantiti dal digitale per strutturare un progetto di casa editrice e network teatrale: andare a recuperare in ebook titoli non più disponibili sul mercato (testi di studio ma anche opere drammaturgiche) e creare una comunità, un magazine che ravvivi il dibattito all’interno del mondo teatrale. Oltre alla digitalizzazione di testi non più facilmente reperibili, c’è l’idea di una collana di testi brevi e di argomento specifico, che sarà venduta a prezzi molto bassi; un formato che sta avendo grande successo nell’ambito del digitale. Pubblicheremo saggi di studiosi del calibro di: Casini Ropa, De Marinis, Drumbl, Guccini, Mango, Marotti, Molinari, Ruffini, Savarese, Taviani; le opere di maestri scomparsi come Cruciani, Meldolesi, Zorzi; i testi di autori della scena come Martinelli, Scaldati, Bucci e Sgrosso, Vetrano e Randisi. Parte del lavoro sarà dedicato alla traduzione dei documenti e alla loro distribuzione sul mercato estero, operazione che il digitale permette di affrontare con maggiore facilità rispetto al passato. Superato il problema della carta, speriamo di trovarci ad avere a che fare con i problemi del nostro paese.

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18 Settembre 2012

Palcoscenico digitale

Massimo Marino, «Corriere di Bologna»

Il futuro del libro è nell’editoria digitale. Ne sono certi Mattia Visani e Stefano Tura, due imolesi poco più che trentenni formatisi entrambi all’Alma Mater. Hanno appena fondato la Cue Press, una casa editrice teatrale che si affida ai supporti elettronici. I primi contratti saranno firmati agli inizi di ottobre e le pubblicazioni vedranno la luce intorno al nuovo anno. Ma da mesi i due stanno sondando con notevole attivismo le possibilità dell’impresa, contattando studiosi e artisti per assicurarsi le loro opere. E hanno avuto molte risposte positive da parte di nomi di accademici illustri come Marco De Marinis, Gerardo Guccini, Eugenia Casini Ropa, Hans Drumbl, Lorenzo Mango, Cesare Molinari, Ferruccio Marotti, Franco Ruffini, Ferdinando Taviani, e da scrittori e artisti di teatro come Marco Martinelli, Franco Scaldati, Sandro Lombardi, Vetrano e Randisi, Bucci e Sgrosso.

«Cue – ci spiega Mattia Visani – in inglese significa battuta, attacco, suggerimento, ma suona in modo simile a queue che significa coda, fila di persone. Il tutto per noi echeggia come un benaugurale: ‘Fate la calca!’». Non sono per niente scoraggiati dal fatto che gli ebook in Italia rappresentino ancora una minima parte del mercato: «Siamo fiduciosi di allinearci presto al mercato anglosassone, dove per 100 libri cartacei venduti 114 sono quelli ordinati in formato digitale. Forse siamo incoscienti, ma ci sembra un progetto necessario in questo momento di crisi culturale». In Italia l’editoria di questo settore vivacchia. Testi fondamentali, pubblicati in passato, sono ormai fuori catalogo. «Dopo la liquidazione della Ubulibri, seguita alla morte del fondatore Franco Quadri, ci troviamo di fronte a un vero e proprio vuoto». E questo mentre le iscrizioni ai Dams crescono. «L’editoria digitale – continua Visani – permette di abbattere i costi di produzione e di garantire agli autori diritti più consistenti. Stiamo costruendo un team di ‘sviluppatori’ della parte tecnica e di traduttori per lanciare la casa pure a livello internazionale». Il cuore dell’idea sta nel rapporto tra la memoria, l’interrogazione del presente e la provocazione del futuro. «Gran parte del catalogo sarà costituita da studi di valore ormai non più disponibili sul mercato. Stiamo cercando di acquisire i diritti di testi storici fondamentali come gli studi di Molinari sul teatro greco, quelli di Savarese sullo spettacolo a Roma, di Drumbl sulla scena medievale, di Ruffini sul Rinascimento, di Taviani sulla Commedia dell’Arte, fino ai volumi di Marotti su padri della regia quali Gordon Craig e Appia e a testi di maestri scomparsi come Fabrizio Cruciani e Claudio Meldolesi. Dovremmo ripubblicare anche le pièce di Marco Martinelli e Totò e Vicé di Franco Scaldati, sketch su due personaggi palermitani in bilico tra la vita e la morte, portati in scena da Vetrano e Randisi».

Ma non solo di recuperi vivrà Cue Press: «Il formato digitale si presta anche a pubblicare testi brevi. Pensiamo a una collana riservata ai critici militanti che racconti ciò che accade sulle nostre scene. Potrà ospitare analisi di spettacoli, inediti, interventi a convegni, scritti polemici, riflessioni su temi specifici. E quando avremo un catalogo, potremo pensare anche a stampare libri on demand».

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22 Marzo 2012

Cue Press, edizioni digitali verso un libro multimediale

Lorenzo Donati, «Altre Velocità»

Una casa editrice interamente digitale con un catalogo specialistico nel campo del teatro. Sembra fondarsi su una doppia scommessa il progetto Cue Press: da una parte cavalca le tendenze di espansione del mercato editoriale digitale, dall’altro pare voler invertire la rotta di un settore che sul mercato editoriale sostanzialmente non esiste. Nel guardare con estrema attenzione al tentativo, confidando nella sua riuscita, ne abbiamo parlato con l’ideatore e direttore editoriale Mattia Visani.

Visani, ci racconti Cue Press? Come nasce il progetto?

Cue Press nasce dalla mia frequentazione dell’ambiente teatrale. Io sono e continuo a considerarmi un attore che si è trovato a rendere conto della propria professione attraverso strumenti diversi. Il primo incontro con il mondo editoriale è avvenuto nel 2009, quando ho cominciato a scrivere il mio libro sul teatro di Vetrano e Randisi, che è stata l’ultima pubblicazione della Ubulibri di Franco Quadri (Diablogues. Il teatro di Enzo Vetrano e Stefano Randisi, ndr). Limitatamente al mercato italiano, Cue Press sarà la prima casa editrice di argomento teatrale a operare principalmente nell’ambito del digitale, con tutte le nuove possibilità che la tecnologia mette a disposizione sul piano del rapporto tra di forma e contenuti.

Perché il digitale?

Si lavora a costi più bassi, lo strumento che si crea è molto agile e leggero, e anche la distribuzione ha i suoi vantaggi: i nostri ebook verranno distribuiti nella rete ormai classica, come Amazon, ITunes, Ibs e attraverso la vendita diretta dallo store online della casa editrice. Attualmente, parecchi materiali di altissimo valore culturale stanno scomparendo o sono già scomparsi, dal momento che il sistema economico dell’editoria tradizionale non contempla più la loro esistenza. Una delle principali linee editoriali di Cue Press prevede il recupero di questo genere di materiali. La cessazione della produzione editoriale della Ubulibri è stato il grimaldello di partenza, ciò che mi ha fatto scattare un desiderio concreto. Oltre al recupero di testi, presteremo anche grande attenzione alla nuova drammaturgia e all’approfondimento critico; avremo una collana di testi brevi a prezzi contenuti, e svilupperemo il progetto di una serie di guide teatrali delle città del mondo: New York, Tunisi, Buenos Aires, Hong Kong, Amsterdam… oltre ad alcune città italiane. L’intero progetto sarà curato da Andrea Porcheddu.

Stai lavorando avendo in mente qualche riferimento come modello? Progetti editoriali del passato e del presente, particolari collane eccetera? 

Effettivamente non abbiamo alle spalle esempi significativi, perché l’ambito in cui ci stiamo muovendo è davvero pionieristico. Siamo partiti piuttosto da un’intuizione. Il catalogo che stiamo costruendo si fonderà su un doppio binario: da un lato la riproposizione di grandi testi del passato e ora fuori catalogo, dall’altro le novità. In questo secondo ambito saranno individuate più collane: nuova drammaturgia, saggi e studi teatrali e una terza collana che, come dicevo, sarà molto più agile e divulgativa, forse l’unico ‘prestito’ dall’editoria contemporanea nell’ambito del digitale: una serie di materiali da consumare in maniera veloce e che non gravino troppo sul portafogli.

Ci dai qualche anticipazione dei libri che avrete in catalogo? Qualche titolo?

Opere imprescindibili come Jacques Copeau, o le aporie del teatro di Fabrizio Cruciani; Il teatro e la città di Ludovico Zorzi; Brecht regista di Claudio Meldolesi, corredato da interviste di prima mano ai suoi attori del Berliner Ensemble. Insieme a questi ci saranno gli studi di Casini Ropa, De Marinis, Guccini, Drumbl, Mango, Marotti, Molinari, Ruffini, Savarese, Taviani; i testi di autori della scena come Martinelli, Scaldati, Bucci e Sgrosso, Vetrano e Randisi; alcuni scritti d’occasione di Sandro Lombardi. In molti casi di questi autori riproporremo le opere più importanti, oltre ad alcune novità.

Quali tempi vi state dando per essere effettivamente operativi?

Attualmente siamo impegnati nella redazione in senso stretto, la casa editrice sarà online nella primavera 2013 o poco dopo. Non ci interessa riproporre vecchi libri in formato pdf. Non pubblicheremo, cioè, delle copie anastatiche. Stiamo lavorando a vere e proprie riedizioni di opere fondamentali, il tutto con una nuova veste redazionale e ponendoci problemi specifici, in relazione alle dinamiche imposte dal nuovo mezzo tecnologico. Saranno molte le edizioni arricchite da nuove introduzioni e altri materiali inediti. Nello specifico, il pdf è un formato chiuso che non risponde all’operatività dei nuovi strumenti di lettura e limita drasticamente le possibilità offerte dalle tecnologia digitale.

Quello che descrivi è un processo di aggiornamento estremamente prezioso, eppure ancora legato alla maniera classica di intendere l’editoria. Vorrei invece sapere qualcosa in più sui ‘rilanci’ di cui parli…

Quando l’editoria digitale si sarà realmente diffusa, in quel momento saremo un po’ tutti arrivati a considerare il libro in maniera diversa. Scomparirà l’idea di un prodotto chiuso e finito, il libro sarà un’opera aperta e in divenire. Cue Press è ben consapevole di operare in un ambito che, a ragion veduta, abbiamo definito pionieristico e in cui gli esiti sono ancora da immaginare. Si tratta di un settore in cui, almeno sul piano tecnologico, non esistono ancora dei veri e propri standard editoriali. Il grande ideale del nostro progetto, e di questo settore dell’editoria, è quello del ‘libro multimediale’. Una struttura aperta a innumerevoli sviluppi direzionali, da esplorare durante la lettura.

Per esempio?

Video, foto, interviste, brani recitati ad hoc o registrati da uno spettacolo eccetera, sono materiali che, in una prospettiva futura, saranno strutturati all’interno della cornice del libro, accompagnando il percorso del lettore e costruendo relazioni e possibilità inattese. I confini del libro – per come li abbiamo sempre considerati – si amplieranno di molto. È una bella sfida. Stiamo parlando di futuro, di prospettive che saranno realizzate nel medio/lungo termine. Abbiamo tutti la percezione che la strada giusta sia questa, anche se nessuno ha ancora toccato con mano le reali potenzialità del digitale nell’editoria. Va anche detto che, in Italia, il mercato digitale è ancora inferiore rispetto a quello dell’editoria cartacea tradizionale, mentre in altri paesi il ‘sorpasso’ è già avvenuto. Noi stiamo lavorando con uno studio bolognese specializzato, Chia Lab, che offrirà alle nostre pubblicazioni il massimo della tecnologia attualmente disponibile.

Chi si occupa di teatro, oggi, dovrebbe avere ben chiaro di operare all’interno di una marginalità. Ancora di più chi si occupa di editoria teatrale, che attualmente vende meno della poesia. Che cosa ne pensa Cue Press?

Cue Press risponde prima di tutto abbattendo i costi, proponendo titoli a basso prezzo e stimolando la distribuzione e l’acquisto. Gli studi di cui parlavamo avranno costi che oscilleranno fra gli 8 e i 15 euro. I testi brevi da 1 a 8 euro. Questo speriamo sia un primo passo per iniziare a uscire dalla nicchia: non tanto da una marginalità, quindi, ma almeno dall’emarginazione a cui il teatro contemporaneo si è condannato con le sue stesse mani. Si tratta di ridare una prospettiva e una dignità culturale alla riflessione teatrale, di ricostruire la possibilità di dare a questa stessa riflessione un senso ‘alto’, spendendo al meglio le energie che lo nutrono.

Su che tipo di economie pensate di contare?

Pagheremo gli autori sulla base delle vendite, cosa non scontata nell’editoria tradizionale. Il nostro intento è trovare i principali riscontri economici facendo leva su quella che viene definita ‘economia reale’: fare in modo che gli acquisti sostengano il progetto, rivolgendoci alla rete di addetti del settore, alle università, alle biblioteche, con alcune delle quali è già attivo un dialogo. Ovviamente, soprattutto all’inizio, ci sarà bisogno di un sostegno concreto da parte di molti. Lo stiamo trovando soprattutto nel territorio imolese – dove la casa editrice ha la sua sede – nell’amministrazione cittadina, nella Banca di Imola, nelle sue forze produttive e nei suoi istituti culturali (la biblioteca, il teatro). Ma anche altre città hanno risposto con attenzione ed entusiasmo.

Eri partito dicendo: «Io sono un attore». Chiudiamo tornando all’incipit.

I miei sentimenti mi spingono spesso a prendere le distanze verso quello che mi capita di vedere a teatro. Credo che oggi sia prioritario ripensare ai fondamenti della scena, per provare a rilanciarne la discussione e l’arte, su basi pragmatiche. Sento l’esigenza molto forte di ripartire da domande di senso, prima fra tutte: perché facciamo teatro?

… E Cue Press è una risposta…

La mia ‘misera’ consapevolezza teatrale mi spinge a pensare che viviamo in un periodo di assoluta mancanza di cultura e arte. Intendendo con questi termini una cultura sperimentata e vissuta, di cui i libri sono uno strumento importantissimo. Nella storia del teatro ci sono state tante figure di attori e attrici che si sono fermate a riflettere sugli strumenti della loro professione e sull’epoca del loro teatro, per provare a rintracciare e restituire qualche strumento del loro mestiere, per immaginare qualcosa di migliore.

La questione dell’epoca in cui un teatro vive è per noi cruciale. Cosa è veramente importante per il teatro di oggi, dal punto di vista di Cue Press?

Riportare al centro parole come qualità e professionalità. Occorre lavorare affinché la qualità torni a essere un discrimine.

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11 Marzo 2010

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Anna Bandettini, «Robinson Libri — La Repubblica»

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