Logbook

Approfondimenti, interviste, recensioni e cultura: il meglio dell’editoria e delle arti da leggere, guardare e ascoltare.

30 Novembre 2015

Premi Ubu

Segnalazione come Progetto Speciale

Nella cornice del Piccolo Teatro Grassi di Milano, Cue Press è finalista ai Premi Ubu 2015 nella categoria Progetto Speciale, un riconoscimento che celebra l’innovazione e l’eccellenza nel panorama teatrale italiano.

I Premi Ubu, istituiti nel 1978, sono considerati tra i più prestigiosi del settore e vengono assegnati a progetti e personalità che si distinguono per originalità, qualità e impatto nella scena culturale.

Cue Press è stata la prima casa editrice a ricevere una segnalazione in questa storica edizione del premio, un traguardo che testimonia il valore della sua proposta editoriale, focalizzata sulle arti dello spettacolo e sull’innovazione digitale.

Questo riconoscimento sottolinea l’impegno della casa editrice nell’offrire un’alternativa culturale di qualità, con una particolare attenzione alla fruizione digitale delle opere teatrali e alla diffusione di contenuti di valore nel settore delle performing arts.

25 Novembre 2015

La danza degli opposti nelle Strategie fatali

Adriana Malandrino, «Il Messaggero»

Una coppia di attori, autori, registi tra le più promettenti del teatro italiano, Lino Musella (vincitore del Premio Hystrio Anct 2015) e Paolo Mazzarelli, da stasera a domenica, sono al Teatro Sperimentale con il loro nuovo spettacolo, Strategie fatali, prodotto da Marche Teatro. Dopo La società (2012), la coppia torna a lavorare con il teatro marchigiano e lo fa curando, come sempre, testo e regia, senza rinunciare alla scena. Una scrittura mai scontata per uno spettacolo «molto rock, che a starci dentro toglie il fiato e ti fa sentire di essere davanti a una roba importante» come sintetizzato con entusiasmo dall’attore Fabio Monti in conferenza stampa. 7 in scena, tra i quali le anconetane Laura Graziosi e Giulia Salvarani, per 16 personaggi da copione e addirittura 21 contando quelli evocati. Si parla di porno, di fantasmi, di terrore e anche e soprattutto di teatro, attraverso tre storie partorite in due anni, che si intrecciano e si trasformano, che stupiscono e che tirano in ballo anche l’Otello di Shakespeare.

Racconta Musella, la cui sola voce è già teatro: «Ci siamo chiesti cosa fosse il teatro e non abbiamo trovato risposte. E quando non ci sono risposte, si danza. Bene, questo spettacolo è una danza tra le opposizioni».

Tre storie che ‘collassano’ una sull’altra, al limite tra comico e tragico, che partono da Jean Baudrillard ma subito se ne allontanano, con personaggi che mutano il loro punto di vista, che diventano altro da quello che rappresentano e che producono, nel pubblico, ‘slittamento percettivo’, come ricordato dalla direttrice di Marche Teatro, Velia Papa. Una rappresentazione che indaga anche il maligno «sul confine in cui la vita e il teatro si toccano fra loro e, insieme, prendono aria, fuoco, luce». C’è fermento per questo debutto, perché qui c’è il meglio del teatro di oggi, perché Ancona si riconferma città che produce, perché questo è il primo copione della compagnia Musella-Mazzarelli che verrà pubblicato dalla casa editrice Cue Press, unica casa editrice interamente dedicata alle arti dello spettacolo che edita libri cartacei e digitali. Chiarisce l’editore Mattia Visani: «Con un catalogo che annovera i migliori testi di teatro, non potevamo rinunciare a questo».

In scena, oltre a Musella e Mazzarelli, anche Marco Foschi, Fabio Monti, Laura Graziosi, Astrid Casali, Giulia Salvarani, assistente alla regia è Dario Iubatti, i costumi sono di Stefania Cempini, sound design e musiche originali di Luca Canciello. E dopo Ancona, Strategie fatali a Napoli, Firenze, Matera e Potenza.

22 Novembre 2015

Una sera con Salomè, tra carta e palcoscenico

Alessia Stefanini, «Smart in the City»

La scenografia è già pronta: i tendaggi, la luna, sono in posizione, ma sul palcoscenico – ancor prima della rappresentazione – va in scena la presentazione del sostanzioso saggio di Cesare Molinari, storico del teatro e professore emerito che ha insegnato a Firenze, Toronto, Parigi, Santiago del Cile dedicato a I mille volti di Salomè. Come recita l’apertura del volume, il libro nasce dalla stretta collaborazione dell’autore con Mattia Visani, il giovane editore di Cue Press (da to cue, dare la battuta d’ingresso). È una giovane casa editrice che punta sulle nuove tecnologie per conservare la memoria del teatro attraverso testi altrimenti impossibili da consultare e per rilanciarne la vitalità culturale. Un progetto innovativo nell’ambito dell’editoria che tiene insieme il cartaceo tradizionale e soprattutto il recupero in ebook di titoli non più disponibili o di difficile reperibilità, mettendo al tempo stesso in catalogo nuove opere di autori e studiosi di primo piano.

Questo volume ne è un esempio: la ricerca iconografica già ricchissima sul cartaceo – che si presenta con una veste grafica accurata, accessibile e qualitativamente impeccabile – è ulteriormente valorizzata nell’ebook, che consente la visione di tutte le opere citate nel testo, e ottimizza ogni possibile ricerca in rete.

Salomè (che significa pacificatrice) è un archetipo che attraversa tutta la complessa vicenda del femminile con significati diversi e contrastanti via via che il personaggio appare e scompare nel corso dei secoli, dai Vangeli a Strauss, dai Padri della Chiesa a Oscar Wilde, fino a Carmelo Bene. Musa di tutte le arti (danza, pittura, scultura, cinema, teatro, musica) appare e scompare nell’incertezza dell’età, della parentela, delle intenzioni. La sua figura è alternativamente donna e bambina, madre o figlia, vendicatrice o amante, famme fatale o salvatrice. Tanti sono gli occhi che l’hanno guardata forse senza vederla, come nel disperato rimprovero che rivolge alla testa del Battista nell’opera tra le più note che le sono state dedicate: la Salomè di Oscar Wilde, andata in scena subito dopo la presentazione del libro.

Salomè al maschile

La Salomè di Oscar Wilde al Teatro Elfo Puccini è uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia. Il dramma teatrale del 1893 è stato scritto in francese dall’autore per l’attrice Sarah Bernhardt. Sarebbe stato poi tradotto ufficialmente in inglese dall’amico-amante di Wilde, Lord Alfred Douglas. Il dramma appare solo in parte come una riproposizione della nota vicenda biblica (Matteo, 14,3-11; Marco, 6, 17-28) modellato com’è sulle sofferenze dell’autore, alle prese con un dramma morale intimo e sociale insieme.

Per questa versione teatrale di Salomè, interpretata unicamente da uomini e ambientata nel baraccone di un luna park di periferia, Ferdinando Bruni e Francesco Frongia hanno riscritto l’opera originale intrecciando brani delle ultime opere di Wilde (in particolare dalla Ballata del carcere di Reading e De Profundis), interviste e dichiarazioni.

In uno spettacolo in cui le identità dei personaggi si moltiplicano, Ferdinando Bruni si cala inizialmente nei panni dello scrittore, incatenato in carcere (fu recluso dal 1895 al 1897), poi in quelli del profeta Iokanaan, prigioniero a sua volta, e infine di Erode, sedotto dalla giovane Salomè (Mauro Bernardi). Enzo Curcurù è Mavor Parker, un personaggio di fantasia che richiama due degli amanti di Wilde, il Giovane siriano ed Erodiade. Oltre gli eccessi di lustrini, paillettes e gioielli, i personaggi ritrovano la loro dimensione tragica anche grazie a supporti visivi di particolare intelligenza e suggestione e alla scelta delle musiche.

Ambivalenti sono i rapporti: l’amore-odio di Salomè per il Battista, l’incoffessato amore del giovane siriano, l’attrazione colpevole di Erode per la figlia della moglie, la complicità tra madre e figlia. È anche un incrociarsi di promesse tragicamente mantenute: «Bacerò la tua bocca» ripete ossessivamente Salomè al Profeta che le si nega: «Ti darò quello che vuoi» è l’impegno regale di Erode in cambio di una danza dal misero significato morale. Tutti ne verranno travolti: in primo luogo Salomè, che misura l’inconsistente voluttà di una bocca morta, mentre Erode assume la consapevolezza del potere mortifero delle sue donne.

Nel dramma di Wilde, Erode reagisce a tanta costrizione ordinando l’immediata esecuzione di Salomè («Uccidete quella donna»). Nella versione di Bruni e Frongia resta lì come un clown triste ad aspettare che i presagi si compiano.

Una nota particolare va ai contributi audiovisivi, raffinatissimi nella grafica e nelle citazioni e all’uso delle luci che rendono la figura di Salomè fredda e quasi incorporea nella sua luce blu, in contrasto con i colori caldi e chiassosi di Erode ed Erodiade.

11 Settembre 2015

Nasce la prima impresa sostenuta dal fondo: è Cue Srl

Cristina degli Esposti, «Il Resto del Carlino»

Da associazione a Srl, questa la parabola dell’impresa che ‘non c’è’. La casa editrice digitale Cue Press, nata da un’idea dell’imolese Mattia Visani, è il primo progetto che verrà sostenuto dal Fondo Strategico Territoriale voluto da Con.Ami e nato a giugno con l’intenzione di superare l’esperienza dell’incubatore d’impresa Innovami. Fst – la Spa costituita da Con.Ami (75%), Fondazione Cassa di Risparmio di Imola (20%), Curti costruzioni meccaniche e Ifm (5%) – ha lo scopo di sostenere il passaggio delle startup a imprese. Come? Entrando direttamente nel capitale sociale delle nuove aziende, con un massimo del 30% delle quote e, una volta consolidata l’attività, uscirne rivendendo le quote al fondatore o ad altri, reinvestendo il capitale.

Spiega Stefano Manara, presidente di Con.Ami: «Dal lancio di Fts [1,5 milioni di euro di capitale sociale, N.d.R.] abbiamo redatto delle linee guida che, nei prossimi giorni, andremo a sottoporre alle associazioni di categoria. Ma soprattutto abbiamo iniziato a valutare i progetti che sono pervenuti».

In tutto 24 opportunità d’impresa già analizzate dal Fondo, ma solo otto sono risultate idonee per gli standard richiesti. Con cinque di queste il Fondo ha già stipulato un accordo, ma il primo che arriverà da un notaio, ai primi di ottobre, sarà il progetto di Mattia Visani. Puntualizza Manara: «Per il Fondo si tratta di un impegno pari a 40mila euro».

Ma qual è l’idea? Con la nascita di Cue srl, dove il 70% delle quote sarà detenuto da Visani e il 30% da Con.Ami, l’esperienza dell’associazione Cue Press diventerà mission d’impresa a tutti gli effetti, con tanto di sede legale in un ufficio in affitto in via Selice 84/a.

La casa editrice digitale, specializzata nelle arti dello spettacolo e che conta già una settantina di di titoli in catalogo, punta a diventare «un canale di distribuzione della cultura italiana nel mondo», racconta Visani, 35 anni, attore e autore teatrale.

«Per questo, con la Chia Lab di Bologna, stiamo sviluppando una piattaforma estremamente evoluta per l’editoria, ma non solo: oltre all’acquisto dei titoli della nostra casa editrice [libri elettronici in ogni formato o stampati su richiesta, N.d.R.] si potranno acquistare biglietti per teatri e spettacoli, e merchandising».

Cue Srl, che si avvarrà di diversi collaboratori, ha l’obiettivo di: «Recuperare il meglio di quanto prodotto in Italia, dai saggi di cinema e musicologia, ai copioni teatrali passando per i cataloghi d’arte e le graphic novel, tradotti in inglese e in altre lingue a seconda dei mercati di riferimento, ma con una politica dei prezzi accessibile».

Afferma Visani: «Testi che negli anni Ottanta si vendevano a 120mila lire noi li riproponiamo a 9 euro digitali e a 18-22 euro cartacei. Buona parte del nostro pubblico di riferimento, infatti, è quello universitario». Tra le ‘chicche’ anche le guide delle città da un punto di vista turistico-teatrale.

10 Settembre 2015

Premio Nico Garrone

Sostenuto dall’Associazione Nazionale Critici di Teatro e da Radicandoli Arte

Il Premio Nico Garrone è un riconoscimento dedicato alla memoria di Nico Garrone, critico teatrale e giornalista italiano, noto per il suo impegno nella promozione del teatro e della cultura.

Il premio viene assegnato annualmente a figure o realtà che si distinguono per il contributo significativo al panorama teatrale italiano, con particolare attenzione ai valori di innovazione, impegno civile e sostenibilità artistica.

Il riconoscimento non si limita a premiare la qualità artistica, ma valorizza anche le pratiche che promuovono la crescita culturale, sociale e collettiva attraverso il teatro.

È diventato un punto di riferimento per riflettere sui valori fondamentali dell’arte scenica e sulla sua capacità di incidere nella società.

Ecco le motivazione di Anct – Associazione Nazionale Critici di Teatro, per il premio assegnato a Cue Press:

Cue vince il Premio Nico Garrone 2015, per aver intercettato con intelligenza e sensibilità il bisogno di innovazione dell’editoria teatrale, convertendola in formati ‘virtuali’ moderni.
Tale iniziativa ha permesso a libri preziosi – usciti ormai dai cataloghi sempre più divoranti e frettolosi del cartaceo – di tornare ‘in scena’, ovvero in lettura per appassionati e studenti.
Dai testi miliari di Appia e Craig alla solida saggistica di studiosi come Franco Ruffini e Nicola Savarese.
Percorsi e meditazioni di-su-e-intorno al teatro che si nutrono anche dell’oggi, con una scelta oculata di autori da (ri)scoprire, primo fra tutti lo spettinato e caustico argentino Rafael Spregelburd, la voce poetica e modulata di Elena Bucci, le Albe svelate da Martinelli e Montanari e quel Totò e Vicè di Franco Scaldati, paesaggio di ombre e di altrove che proprio qui a Radicondoli ebbe con Enzo Vetrano e Stefano Randisi una rappresentazione suggestiva e piena di echi presso il piccolo cimitero del paese.
L’imbeccata, il suggerimento, la battuta d’entrata – come suggerisce il nome inglese cue scelto dall’intraprendente ribalta digitale capitanata da Mattia Visani – diventa così la parola d’ordine per entrare nei magici meccanismi del teatro, per riflessione o alito poetico.
Un viaggio immateriale ed elettrizzante che sa farsi anche cicerone in territori diversi come con le guide teatrali in altre città, da Parigi a Tunisi, passando per Milano.
​Editoria elettronica ed elettrizzante per far comparire nel cassetto (dello schermo) quel libro sognato invano da troppo tempo.

Questo riconoscimento evidenzia l’importanza di mantenere viva la memoria del teatro attraverso strumenti innovativi e lungimiranti, confermando il ruolo di Cue come ponte tra tradizione e futuro, tra riflessione critica e accessibilità culturale.

Il Premio Nico Garrone celebra così un modello di editoria capace di reinventarsi e di continuare a dialogare con il mondo contemporaneo.

25 Giugno 2015

Recensione de La supplica

Giulio Fogliata, «Rivista!unaspecie»

Non è difficile, al giorno d’oggi, incappare nella lettura, o nella visione, di commedie del Seicento. Rimane tuttavia raro cogliere da vicino quali fossero lo spirito e il genio ma anche le cure e le preoccupazioni di quelli che furono i protagonisti della Commedia dell’Arte; ce ne fornisce un prezioso esempio Nicolò Barbieri, attore nato a Vercelli nel 1576, nel saggio La supplica.

Il discorso famigliare a quelli che trattano dei comici riassume le argomentazioni fondamentali in difesa della Commedia dell’Arte e degli attori, cercando di scagionarli da quel pregiudizio, diffuso fino al XIX secolo, che li ritrae come scostumati e viziosi. Niccolò Barbieri, inoltre, non si limita alla difesa della professione dei comici; si interroga anche sul valore dell’arte dell’attore e del significato della sua professione nel contesto culturale dell’epoca. Il tutto è sviluppato in un linguaggio dolce e accomodante: il linguaggio di Beltrame, la maschera inventata dallo stesso Barbieri. A colmare la distanza storico-culturale tra noi e l’autore interviene la ricca e informata introduzione di Ferdinando Taviani (La Spezia, 1942).

Dopo aver definito la figura del Barbieri, il curatore studia l’inserirsi del trattato del Barbieri nella polemica, viva in quegli anni, relativa al teatro e alla Commedia dell’Arte. Si chiede poi come mai la professione del comico stenti a trovare il proprio equilibrio all’interno della società. Pur essendoci, al tempo del Barbieri, una già matura concezione del teatro come pausa, come svago della mente e dello spettacolo come metafora. La supplica, spiega Taviani: «Non è solo la risposta di un comico che reagisce alle ingiurie e difende una professione aggredita dai pulpiti e denigrata nei trattati di morale, e che – oltre a essere un importante documento della vita e della poetica dei comici dell’arte nei primi decenni del XVII secolo – è anche la preziosa testimonianza di un primo tentativo di recepire, accanto al tempo dello spettacolo, il luogo del teatro nella città, di collocare il momento esecutivo dell’arte scenica nell’ambito delle attività culturali, di sistemare l’intero complesso dell’organizzazione teatrale in un insieme ordinato capace di nobilitarla».

Il testo, curato da Taviani è stato pubblicato da il Polifilo nel 1971. È oggi disponibile in formato e-book e cartaceo da Cue Press.

26 Aprile 2015

Fuochi, scoppi, crolli in dodici quadri. Addio al sogno europeo

Anna Bandettini, «La Repubblica»

Facciamo tutti il tifo per gli autori nuovi, ma certo devono essere molto volenterosi per farsi strada nei teatri italiani. È il caso di Davide Carnevali, trentaquattrenne scrittore, professore milanese, pieno di premi per i suoi testi teatrali: Variazioni sul modello di Kraepel, Calciobailla, Come fu che in Italia scoppiò la rivoluzione ma nessuno se ne accorse, ma conosciuto tra Berlino e Barcellona, dove vive. Da noi, debutta ‘solo’ ora in grande, al teatro di Roma che lo ha prodotto (al Teatro India), Sweet Home Europa, pubblicato da Cue Press con la prefazione di Attilio Scarpellini (seguirà una seconda parte Prelude to an end of a world), un testo che diventa uno specchio di sentimenti e preoccupazioni collettive reali in tema di immigrazione e integrazione, confini e stati nazionali, tradizioni e sradicamento.

Carnevali mette in campo tre figure, un Uomo, l’Altro e la Donna, chiamati così nel testo, che in dodici quadri, evoca la caduta del sogno della ‘grande casa Europa’ e il disagio della migrazione e dell’accoglienza. Lungo e troppo volutamente ridondante, il testo di Carnevali è però interessante: mescola registri narrativi diversi – cronaca, fiaba, ironia, non sense tanto da risultare sfrontato, reale e surreale – e ha la forza di sviluppare indignazione per alcuni modelli dello scontro culturale che attraversa l’Europa. Lo spettacolo, diretto da Fabrizio Arcuri, lo arricchisce di una pluralità di linguaggi: le belle musiche dal vivo dei Marlene Kuntz e la straordinaria NicoNote, grande performer vocale, la scena con tre porte aperte, dove al di là c’è un luogo oscuro, al di qua ci siamo noi e le tre figure che arrivano ognuna su una pedana mossa su rotaie, con l’effetto un po’ agghiacciante di ricordare i binari morti dei treni dei lager. In questo spazio, tra un mappamondo di plastica, soffitti che crollano, scoppi e fuochi che ogni tanto si accendono, le tre figure continueranno a essere separate dall’età, dal sesso, dalla cultura, dai propri mondi: il bravissimo Michele Di Mauro, il patetico e arrembante signore ‘occidentale’, Matteo Angius, l’Altro, sperso e con un birignao, si spera voluto, di smorfie, Francesca Mazza perfetta, mamma, cameriera, moglie cui si devono parole dure. Il loro malessere, il tono di sberleffo che pervade la scena, ne fanno uno spettacolo importante più che bello, che ha qualcosa da dire contro i luoghi comuni del tempo.

17 Aprile 2015

Killed by the hand that feeds you: Rafael Spregelburd’s Spam

Joseph Paerson, «schaubuehne»

Rafael Spregelburd is telling me the story of David Hume’s chicken. It was first recounted by the philosopher Bertrand Russell, and later retold in a different form by Nassim Nicholas Taleb. The chicken believes the hand that feeds him loves him. «They feed me, they like me, I love them!» The chicken is, of course, being fattened up for dinner, and that same hand that feeds, and loves him, eventually kills him. «For the chicken this is a catastrophe, he would never have been able to understand this occurrence. And why? Because he never distrusted the information he was given. The real information is that you are going to be eaten at Christmas. We never know what other people have planned for us», Rafael Spregelburd warns, on the problem of induction. He is, by now, a familiar face in Germany, and an international presence, also on the festival circuit. Based in Buenos Aires, the Argentine director, filmmaker, and actor (he performs in his own productions), has directed works by Harold Pinter and Marius von Mayenburg, among others. He first started showing his work with the Schaubühne’s F.I.N.D. Festival in 2004, and for F.I.N.D. #15 he will perform his new piece Spam. Spregelburd’s theatre does not lend itself to easy explanation, and this is perhaps the point. He describes himself to me as «a garbage collector, of bits and pieces of things. Usually, they are not ideas; they are images. The difference between the two is substantial. An image is a mystery. You are not sure why it attracts your attention; it is itself. It is a prompt of meaning. Images have this power». The first question many critics, or audience members, ask of a play is: what does it mean? For Spregelburd, a prolific reader of physics, in particular on the subject of chaos theory, the question of multiple causality is much more interesting. In his theatre creations, he explores inhabitual systems with which to organize information, rather than giving fixed explanations of meaning. How this works in practice requires some untangling, but his methods become clearer as we discuss Spam. An enormous mass of information awaits the viewer, as we plunge into the Spam mailbox. «The play is hellish, a collection of images, that nobody should ever have put together», says Spregelburd, «It’s the feeling I have in daily life, overwhelmed by disturbance, by Facebook, emails, by spam». The bombardment is «an automatized net of association», «pits of bastard information», or «pots of crap», as he describes them. In the play, it is as if a series of mouse clicks brings us from the European banking crisis, to the end-days of the Mayan calendar (the play was written in 2012), to a radioactive conspiracy launched by the set designers of the James Bond film Dr. No. All this «fake information in the play», he says, «is linked to other moments in the play. This allows you to create a maze, a labyrinth of connections, which has the aspect of real life. It’s not of course. It’s fake». His design connects with other concerns in chaos theory that intrigue him: a «jump in categories of thinking, a step into the blind void which takes you somewhere else. Instead of reconfirming something you know already, you allow for intersecting reference fields, which were never likely to cross». Spregelburd asks me to compare arriving at conclusions by surprising routes to Archimedes’ discovery in the bath. One might think that Spam would be something of an uncomfortable and demanding bath, given its heady theoretical concerns, but a trademark of Spregelburd’s work is his interested in popular culture. Let’s say the water is warmer than expected. Spregelburd says, «I always insist that I need to work with popular issues of perceiving reality, which make my work, say, different from a play by Heiner Müller, in that there’s a combination of high and low culture. There’s as much you can learn from a bad football match as from a book on physics». Nor is Spam expected to be a cacophonous stream of white noise. It has a plot, and a poignant one at that: it is about a man named Mario Monti who has lost his memory and uses the internet as a tool to discover who he is. When he googles himself, he discovers he might just be the former Italian President. «He reaches a false conclusion about who he is. A person who has lost his memory reconstructs who he is by the internet; this is what the play is about». This brings us to yet another supposition derived from chaos theory, which is what Spregelburd calls «reflectaphors», the process of creating resonances between scattered pieces of information. «One box echoes the other one. This is taken also from chaos theory. Reflectaphor is the idea that one word is made by reflection, rather than by metaphor, which simply implies a substitution of an object A by another object B based on their resemblance. It is very interesting when I read what mathematicians and physicists have to say about metaphors. They tend to say, and I agree, that metaphor has been the alibi of occidental culture to tell a story by means of substitution. At a certain point in culture, this has lead to a dead end. Every time I say something, I am praying that I’m going to be able to read between the lines. In this play, we use new processes to think beyond meaning and message. With reflectaphors, different parts of the structure mirror each other, and you can think not only about similitudes, but also about differences between images that make up the plot». As an example of his method, Spregelburd provides the sinking of the Italian cruise liner Costa Concordia in January 2012 as an emblem «of the decadence of Italy. Italy could be taken as the symbol of the decadence of the Western Empire. You can enumerate all the garbage, located now off the Isola del Giglio. And it’s like a poem: it has no meaning in itself, but it connects in different ways to other apocalyptic ideas beating gently in the heart of the play. The sinking of the cruiser was a big deal in popular culture: people made ring tones out of the communications between the captain and the coast guard. Reality becomes pop. It’s very quickly eaten up by the marginal, by fringe cultures, and reincorporated with a sarcastic view. This is not something I feel proud of: but I combine – with a certain art – bits of this re-chewed information, which is somehow given back to a society for it to reflect on itself . There is a barrage of images, reference fields, «reflectaphors», a multiplicity of explanation, but Spregelburd does not expect this will be difficult for the audience to assimilate. «Spam is not a complex text», he says, «You don’t even need to be educated to follow the play. Eventually I think it becomes very clear; it deals systematically with two or three different explanations for the same fact: a situation that happens to us all the time in real life, but is nonetheless still something forbidden in theatre. «Spam is a play that asks you to distrust information. It makes you experience the feeling of distrusting information. Because information is a way of keeping people down». We wouldn’t want to end up like Hume’s chicken now, would we?

6 Marzo 2015

Ribalta digitale. Nuove esperienze di lettura

Rossella Consoli, «Rivista!unaspecie»

In Italia l’avvento del digitale, dalla sua nascita, ha scatenato dubbi e reazioni di perplessità nei lettori più ‘conservatori’ e negli ‘affezionati alla carta’: al suo odore, all’ingiallimento delle pagine col tempo, all’oggetto libro, insomma; quelli abituati alla compra-vendita dal vivo, nelle librerie, circondati da scaffali strabordanti, per intenderci.

Ma quanto sappiamo dell’editoria digitale? Ecco una piccola panoramica che vuole posare lo sguardo su alcuni dati salienti, per comprendere una realtà emergente e farsi un’idea editoriale.

Alla diffusione del computer e al successivo avvento di Internet, avvenuto negli anni Novanta, forse non si era consapevoli dei rivolgimenti che questa tecnologia avrebbe portato, ma per rendere l’idea basta pensare ai cambiamenti che in una decina di anni hanno travolto il modo di fruire e produrre informazioni: nel 2000, infatti, il 75% delle informazioni erano su formato analogico, nel 2013, invece, solo il 2% di queste NON erano state decodificate da un calcolatore.

Il diverso modo di fruire le informazioni ha portato alla necessità, da parte di tutti i tipi di ‘azienda’, di attraversare differenti canali per offrire nuovi contenuti in forme innovative. L’editoria non si è tirata indietro in questa realtà fatta di contenuti virtuali e formati elettronici: ha dato il via a sperimentazioni che potessero vivere e sopravvivere in un mercato competitivo. Ecco che arriviamo al protagonista degli ultimi anni, che ha generato una serie infinita di figli e nipoti: l’e-book.

A oggi i dati dell’Aie (Associazione Italiana Editori) parlano chiaro: il fatturato editoriale nel 2014 ha avuto un calo del 5,3%, i settori in positivo sono l’editoria per ragazzi e gli e-book, che arrivano a toccare il 3% del mercato trade. Cresce del 32%, secondo i dati Istat, la lettura degli e-book, toccando 7 milioni d’italiani che ne hanno letti durante l’anno.
Cosa vogliono dire tutti questi numeri, dati, percentuali? Che lo zoccolo duro di lettori forti (quelli che acquistano un centinaio di libri all’anno) non è cambiato; per molti lettori l’esperienza del digitale è assimilabile a quella cartacea, soprattutto permette un grosso risparmio: includendo gli e-book, i lettori possono acquistare 200 titoli all’anno allo stesso prezzo dei 100 solo cartacei.

Si sono persi i lettori occasionali, ma l’editoria per ragazzi è il settore che più resiste alla crisi: i giovani lettori aumentano, facendo sorgere domande sulle motivazioni che portano poi a un calo di lettura nell’età adulta. Marco Polillo, presidente dell’Aie, dichiara: «I dati ci restituiscono una fotografia impietosa, ma lasciano intravedere una speranza: quella delle famiglie con bambini che leggono e che credono al valore della lettura. Il mondo e il mercato del libro va quindi oltre questi segni meno: c’è il digitale che pur con piccoli numeri si sta imponendo e permette di sperimentare nuove esperienze di lettura, ci sono le iniziative di promozione che in tutta Italia ci restituiscono uno scenario diverso, fatto di esperienze positive. Il nostro mondo sta cambiando pelle. È il momento in cui l’editore investe sul lungo periodo, con tenacia».

Sperimentare, dunque, potrebbe essere la parola chiave affinché si salvaguardi l’editoria. Ed ecco che entra in gioco l’esperienza del digitale che offre modelli fluidi di ricezione, che moltiplica le modalità e le prospettive di lettura attraverso la tecnologia. L’editore così offrirebbe contenuti curati e originali, declinati a seconda di esigenze specifiche, così il campo di vendita si sposterebbe sul virtuale affidandosi ai magnati della vendita online, o creando a loro volta nuove piattaforme, in grado non solo di vendere ma di condividere le informazioni, valorizzandole e trovando un nuovo mezzo di diffusione e di attrattiva.

IfBookThen, conferenza internazionale di narrativa organizzata da Bookrepublic, nell’edizione 2014 ha sottolineato come al momento ci siano più ‘storie’ che libri e come la tecnologia permetta di fruirne, attraverso diverse forme che al di fuori del cartaceo trovano nuovi modelli di lettura o di coinvolgimento del lettore. Mobnotate, ad esempio, sfrutta l’analisi del testo che si sta leggendo per consigliare altri e-book che potrebbero piacere al lettore; Socialbook è un social reading, in cui i lettori commentano i testi insieme agli altri utenti condividendo l’esperienza di lettura.

Stanno aumentando le case editrici che fanno del digitale il proprio cavallo di battaglia unendo alle abilità editoriali le competenze informatico-tecnologiche. La Cue Press offre nuove forme e aggiunge nuovi contenuti alla lettura, molto adatti alle arti dello spettacolo, facendo sì che il digitale diventi un’esperienza peculiare che permetta di esaudire curiosità attraverso approfondimenti audio, video e altro ancora, in una visione in cui il libro non è percepito come semplice oggetto ma come pro-getto di produzione culturale. Per una lettura di un quadro più ampio, in cui diverse prospettive possono intrecciarsi, si è cercato il punto di vista dell’editore, tra i protagonisti dei processi finora descritti, così abbiamo dato la parola a Mattia Visani, fondatore della Cue Press.

La Cue Press è la prima casa editrice digitale, in Italia, dedicata interamente alle arti dello spettacolo. Come hanno reagito gli autori a una forma diversa da quella cartacea?

Tutti con grandissimo entusiasmo, qualunque fosse la loro età, perché la percezione della crisi in cui versa l’editoria di settore è grande, e molti ormai hanno capito che servono modelli nuovi. Per quanto ci riguarda, vecchio e nuovo convivono in maniera produttiva e felice: riedizioni e nuove proposte, digitale e cartaceo.

Quali sono secondo te le caratteristiche principali di un e-book reader?

L’e-book rivoluzionerà, e in parte lo sta già facendo, le abitudini di milioni di lettori. Gli e-book reader permettono di gestire contenuti ipertestuali di vario genere, muovendosi sempre più dal testo alla rete. Gli e-reader di domani non saranno come quelli attualmente in commercio: saranno sottili come fogli di carta, pieghevoli, di inchiostro elettronico a colori e con un browser integrato, costeranno 15 euro e in una tavoletta ci saranno 300 libri… si capisce subito che non c’è partita… «Reinventeranno la carta!» mi ha detto Nando Taviani mentre gli parlavo dell’e-reader del futuro. Ormai lo cito sempre. Ripeto: facciamo bellissimi libri di carta a prezzi contenuti e non ci interessa creare inutili (quanto sterili) contrapposizioni. Ci interessa piuttosto, arrivare a un’utenza non raggiunta (e ormai non raggiungibile) dai vecchi modelli di distribuzione editoriale, se si può chiamare distribuzione…

Credi che il digitale possa rappresentare una possibile ‘soluzione’ alla crisi editoriale italiana?

La verità è che ormai il concetto di crisi è riduttivo e addirittura ‘rassicurante’ per alcuni, perché nasconde tentativi editoriali velleitari e raffazzonati: mancanza di prospettiva, insipienza, spreco di denaro pubblico, ecc. Più che una ‘soluzione’ il digitale è certamente una risposta alla crisi, la soluzione è un’altra ma non te la dico…

Che peso ha l’editoria digitale per le case editrici indipendenti?

Non mi limiterei ad associare l’editoria digitale a quella ‘indipendente’. In generale, l’editoria digitale offre la leggerezza del supporto alla progettualità culturale, cosa del tutto nuova fatte le dovute eccezioni. Molti editori infatti – anche non ‘indipendenti’ – stampano libri che ‘muoiono’ in magazzino… libri che non hanno bisogno di essere venduti. Dunque, una cosa è certa: l’editoria di settore in Italia, secondo i modelli a cui siamo abituati, non funziona. Ma confidiamo (e molto) nel futuro.