All you need is… Pirandello
Gabriella Congiu, «La Sicilia»
Il testo in inglese di Un padre ci vuole, firmato dalle studiose De Francisci e Bassnett ha ottenuto il Premio per la migliore traduzione di un’opera italiana. Il prestigioso riconoscimento assegnato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale.
Pirandello Luigi, lettore della realtà dove non c’è posto per l’ideologia e nemmeno per la poesia ma soltanto l’istintivo inoltrarsi nell’epicità quasi magica, paradossale, dove l’intuizione si sfrangia nella parola riscattata da ogni aridità. Per ridurre ogni possibilità di arbitraria interpretazione.
Pirandello Stefano, sulle orme del padre brucia rapidamente le tappe della violenta, irreversibile trasformazione culturale per divenire il testimone più acuto e sofferto di un malessere privato in cui non è difficile intravedere in filigrana il dimidiato rapporto con il padre. All’apice dello strazio, la scrittura dolente si sostituisce definitivamente all’immagine e la narrazione diviene l’ultima provocazione nel tentativo di un impossibile riscatto. Non in questi termini, non così.
Scrittore raffinato e appartato, afflitto dalle ferite emotive nate dall’irrisolto rapporto con la figura paterna, Stefano Pirandello attraversa gli eventi più tormentati del Novecento finendo per portarli nel suo antro, fatto dal riconoscimento della centralità della figura paterna e dall’impossibile scambio di ruoli, come da sempre avviene con il procedere degli anni, che tutto mettono in discussione e capovolgono.
Un padre ci vuole, commedia in tre atti a firma di Stefano Pirandello, gode delle significative parole interpretative dello stesso Stefano, che, rivolgendosi a Silvio D’Amico in occasione del primo rifacimento dell’opera (1955), così afferma a proposito del lavoro giovanile: «…non soltanto l’ho riscritto. L’ho proprio rifatto. Approfondendo il tema, liberandolo nella sostanza e nella forma…»
Di questo scritto per il teatro, accanto all’edizione in italiano curata da Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla, abbiamo la versione in inglese All you need is a father, per la traduzione di Enza De Francisci e Susan Bassnett. Operazione di traduzione che si colloca nel più ampio progetto di portare i nostri autori migliori nel mondo, per promuovere la nostra cultura fatta di icone che resistono all’urto del tempo, delle mode, delle correnti. E se Stefano «molto deve, e non poteva essere altrimenti, al magistero paterno», come osservano i due studiosi siciliani Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla nelle pagine introduttive al testo, la sua intera produzione drammaturgica appare segnata oltre che dalla guerra anche dalla «famiglia amorosa e crudele, di cui è stato analista acuto».
La commedia è apparsa nella traduzione in più lingue: francese, greco, bulgaro, serbo, arabo, spagnolo. Quella in inglese, di cui si parla, firmata dalle due studiose De Francisci e Bassnett, ha ottenuto il Premio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale per la migliore traduzione di un’opera italiana in lingua straniera. Enza De Francisci, lecturer all’Università di Glasgow e consulente linguistica al National Theatre a Londra, e Susan Bassnett hanno di fatto messo in campo una traduzione teatrale qualificabile come attività collaborativa tra il testo e chi lo traduce sulla scena. Perché numerosi e tutti corposi i nodi che i traduttori si trovano a risolvere, innanzitutto l’attualizzazione della lingua e poi lo stabilire un registro stilistico per ogni personaggio. Sulla traccia di questi imprescindibili principi, l’incanto tematico e l’equilibrio della traduzione, che deve custodire un pensiero oltre la tirannia del tempo, il vigore appassionato della parola vengono incontro al lettore con un’operazione culturale di compiuta analisi. Non c’è, davvero, molto altro da dire e chiosare.