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Teatro, un concetto plurale: riflessioni post-pandemiche
15 Gennaio 2024

Teatro, un concetto plurale: riflessioni post-pandemiche

Diego Vincenti, «Hystrio», XXXVII-1

Arriva forse con un pizzico di ritardo questa versione italiana di Why Theatre?, progetto nato in tempi di pandemia all’interno di NTGent. Un’idea di Milo Rau che già nei primissimi mesi di lockdown, volle interrogare se stesso e i suoi colleghi sulla matrice originaria, le ragioni profonde, l’urgenza esponenziale del fare teatro. Una domanda rimasta come sospesa. Che da allora continua a interrogare e continua ad accogliere nuovi contributi online. L’edizione Cue Press, curata da Andrea Porcheddu, condivide un’ampia selezione di questi testi (una cinquantina), arricchita da un’introduzione che storicizza alcune riflessioni legate alla proposta, facendo emergere possibili territori di sintesi. Il cortocircuito è che pensieri che si tendono fuori dal tempo paiono al contrario profondamente ancorati al contingente. Un contingente che non a caso Porcheddu si domanda quanto venga oggi ricordato con precisione, nel dettaglio. Ben oltre la semplice questione teatrale e i suoi ipotetici cambiamenti. In ogni caso da questo cortocircuito nasce la sensazione di lieve ritardo editoriale su cui si ragionava. Per il resto i contributi in sé sono senz’altro curiosi e parecchio differenti fra loro, sia come valore che come capacità di fascinazione. Si va da Lola Arias a Ostermeier, da Katie Mitchell a Edouard Louis, da Gisèle Vienne a Liddell, Kentridge, Mnouchkine. Nomi prestigiosi. Mentre fra gli italiani spuntano Motus e Teatro delle Albe. Il respiro è spesso più emotivo che saggistico, tanto da sfiorare a volte l’orizzonte social. C’è chi cade nella retorica e chi riesce a sorprendere, fosse solo con due parole. In generale un lavoro che si fa sfogliare. Anche se in termini di pensiero critico, forse risultano più utili le note introduttive. Dove giustamente si sottolinea l’ormai necessaria pluralità semantica del concetto di teatro. E la natura politica e assembleare del palcoscenico, luogo in cui la comunità si ritrova. Non più a distanza. Ma in qualche modo con gli stessi interrogativi.

I libri

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