Jon Fosse è un monumento della drammaturgia, uno dei più rappresentati in tutto il mondo, eppure in Italia è tutt’ora poco conosciuto. Lo scrittore di prosa, drammaturgo e poeta norvegese diventa così il cuore di un incontro in programma domani alle 18 alla libreria Laterza di Bari, in compagnia di Franco Perrelli, docente universitario ora in pensione – ha insegnato a Torino e a Bari – ed esperto di teatro e letterature nordiche. Perrelli è stato anche traduttore di Fosse. Per Cue Press ha pubblicato Saggi gnostici – «un po’ la sua autobiografia personale e intellettuale», dice – e il dramma Caldo. «L’Italia lo conosce poco perché il suo è un tipo di scrittura apparentemente sperimentale, in realtà un po’ mistica. È quel tipo di scrittore che spaventa l’editore commerciale». E non va meglio con il teatro, nel Paese: «Il sistema teatrale italiano è molto conservatore e non dà grande spazio ad avventure che non si sa dove possono andare a finire».
Eppure Jon Fosse è una pietra miliare della produzione contemporanea a livello globale, in Svezia è stato premiato «per le sue opere innovative e la sua prosa che danno voce all’indicibile». Più di dieci anni fa Fandango ha pubblicato alcuni suoi lavori tradotti in italiano – fra cui Melancholia – La Nave di Teseo ha adesso in catalogo anche i primi volumi di Settologia. «Da Laterza racconterò chi è Jon Fosse e soprattutto cosa pensa e come costruisce la sua scrittura, un procedimento molto interessante e appassionante» annuncia Franco Perrelli. Non leggere Jon Fosse è in fin dei conti un peccato: «Chi non lo fa si perde un’esperienza di carattere spirituale. La lettura di Fosse è un tentativo di rapporto con il divino, se una persona ha bisogni spirituali forse li soddisfa, se invece cerca trame banali non fa per lui».
Ingresso libero.