Alexander Moissi. Grande attore europeo (1879-1935)
Francesca Simoncini, «Drammaturgia»
Il libro di Massimo Bertoldi Alexander Moissi. Grande attore europeo (1879-1935), dedicato alla biografia artistica di Alessandro Moissi, ha il grande merito di colmare, con profondità e rigore storiografico, una lacuna della storia del teatro. Attore ‘scomodo’, difficilmente inquadrabile, ritenuto tra i più grandi dai suoi contemporanei, Moissi non era stato finora oggetto di un completo ed esaustivo studio monografico in grado di illuminarne pienamente il valore, ma soprattutto la complessità e le originali doti e caratteristiche.
Nato a Trieste nel 1879, Moissi fin da piccolo attraversa ripetutamente i confini europei compiendo spostamenti che lo portano a dimorare in varie città. Oltre alla città natale, dalla peculiare cultura mitteleuropea, anche Durazzo e Vienna, a cui si aggiungono presto altre capitali come Praga e Berlino. I numerosi viaggi, i cambi ripetuti di residenza, un destino esistenziale che lo caratterizza fin dai primi anni di vita come apolide, lo portano a cimentarsi nell’uso di un flessibile plurilinguismo (italiano, greco e albanese, tedesco) e a sviluppare non comuni capacità di adattamento e di duttilità che lo accompagneranno anche nell’esercizio del mestiere.
Dopo aver frequentato il Conservatorio a Vienna, con l’intenzione di diventare un cantante d’opera, si avvia al palcoscenico del teatro di prosa recitando al Burgtheater, dove viene notato per la melodiosità della sua voce e per la sua personalità scenica, ancora acerba e resa imperfetta da una pronuncia con forti inflessioni italo-venete, ma già originale e potente. Il tirocinio formativo compiuto a Praga ne fortifica le doti espressive, ma è a Berlino che Moissi trova la sua maturità professionale, soprattutto grazie al fondamentale incontro con Max Reinhardt che ne riconosce talento e potenzialità. Con il regista austriaco instaura un forte e duraturo sodalizio artistico che gli permette di perfezionare e disciplinare le sue già forti doti espressive, simili per caratteristiche a quelle dei Grandi Attori del teatro italiano a lui contemporaneo, mache Moissi sa mettere al servizio dei dettami di una regia in Italia ancora balbettante e in Europa ormai compiutamente affermata.
Le ‘costrizioni’ imposte dalle direzioni sceniche dei registi a cui presta il proprio talento gli negano probabilmente la libertà di azione e di creazione scenica ancora concessa ai nostri Grandi Attori nazionali, ma aggiungono rigore e disciplina al suo stile recitativo che riesce comunque a mantenere forti caratteri di originalità e che lo porta a diventare attore capace di rivelare l’intima essenza dell’animo umano, declinata principalmente in senso passionale, lirico e decadente.
Il libro di Massimo Bertoldi sa raccontare con chiarezza espositiva e continuo ricorso a fonti dirette (soprattutto di lingua tedesca) tutte le fasi del singolare e complesso percorso artistico di questo originale e bravo attore che, per cultura, vicende esistenziali e soggettive caratteristiche, si colloca in una peculiare dimensione liminare, decisamente al di là di ogni ‘confine’, sia geografico sia storiografico, ma che, nonostante tutto, riesce comunque a compiere una straordinaria, fertile e quasi miracolosa sintesi tra prassi teatrali tra loro per definizione ritenute inconciliabili: il teatro d’attore di tradizione italiana, ancora resistente nel nostro Paese, e il teatro di regia europea di inizio Novecento.
Il libro divide in due parti la trattazione dedicando la prima a una ordinata ricostruzione cronologica delle fasi biografiche e artistiche dell’attore, la seconda a una approfondita analisi delle sue più importanti e celebri interpretazioni. Ne scaturisce un ritratto articolato e completo che attribuisce giusto valore a uno dei più interessanti protagonisti del teatro di prosa europeo di fine Ottocento e primo Novecento. Arricchiscono e completano il saggio l’intervento di Leonardo Quaresima su Moissi e il cinema, una bella sezione iconografica, dedicata a ritratti significativi dell’attore, e le utili Appendici che riassumono in schematica sintesi i fatti salienti della vita e dell’arte di Moissi rendendo conto del suo complesso repertorio e fornendo brevi biografie dei principali attori e registi con cui l’attore ha collaborato nel corso della sua esistenza.
La premessa al libro di Siro Ferrone, oltre a fornire al lettore le corrette coordinate di lettura del saggio, svela come con questo libro Massimo Bertoldi riesca a ‘riempire un vuoto’ della storiografia del teatro, costretta ora a fare i conti con la storia di una vita artistica eccezionale che riesce a trovare una sua sofferta e significativa dimensione nonostante l’attraversamento di contesti e prassi teatrali tra loro considerate agli antipodi. L’esperienza di Alexander Moissi, così correttamente raccontata e così in bilico tra teatro d’attore e teatro di regia, apre infatti interrogativi fondamentali per lo storico del teatro e fornisce ulteriori basilari indicazioni sulle conseguenze artistiche determinate dalla inevitabile conflittualità esistente tra l’arte di un attore-creatore e le coercitive direttive di una sempre più predominante, e soffocante per l’attore, supremazia registica.
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