Theodoros Terzopoulos: Scena, mondo infinito
Valeria Ottolenghi, «Gazzetta di Parma»
In Il ritorno di Dionysos i segreti del grande regista
Theodoros Terzopoulos: era stato Michalis Traitsis, regista di valore che lavora tra Venezia e Ferrara, a raccontare, durante un incontro di studiosi diversi anni fa, di questo maestro/artista greco riconosciuto tra i più grandi d’Europa. Come spesso accade in tali situazioni si avverte un senso di disagio per quelle lacune che sembrano non permettere un’adeguata visione d’insieme di uno specifico ambito culturale, creativo. Indispensabile l’aggiornamento! Presto la conferma: un vero capolavoro la messa in scena, all’aperto, dell’opera di Euripide Le troiane a Delfi, ormai più di una decina di anni fa, simbolismo e tensione emotiva stilizzata e potente nei gesti, nell’espressività dei protagonisti. A cui erano seguite, con E.R.T., Emilia Romagna Teatri, alcune ospitalità italiane.
E nella primavera del ‘22 era stato possibile incontrare, con il Piccolo Teatro di Milano, due opere di Terzopoulos diversissime tra loro, ma ugualmente dense di pensiero, affascinanti, dai lunghi, profondi echi, Nora da Casa di Bambola di Ibsen e Io, una performance scritta da Etel Adnan, in scena, in una sorta di dialogo complesso, quasi a singhiozzo, Aglaia Pappas e lo stesso Terzopoulos: nel primo sembra prosciugarsi l’aspetto psicologico dei tre personaggi principali, con una sorta di perenne azione tra pannelli mobili bianchi ruotanti; nel secondo quel titolo, Io, è insieme della divinità perseguitata dal dolore e della donna in scena, vasti, densi e complessi anche i rispecchiamenti metateatrali, parole tra un’attrice e il suo regista, un’opera a più strati di senso, dedicata alla memoria di Jannis Kounellis.
Era stato allora, nel maggio di due anni fa, che si erano incontrati tutti insieme, nel cortile dello storico Piccolo di via Rovello, con Theodoros Terzopoulos e Michalis Traitsis, anche Enzo Vetrano e Stefano Randisi, meravigliosi autori/attori, indimenticabile ogni loro creazione, amatissimi e pluripremiati. E lì, con grande gioia, si era appresa l’eccitante notizia, non del tutto ancora rivelabile, che Vetrano & Randisi sarebbero stati diretti proprio da Terzopoulos per Aspettando Godot. Quante volte era stato detto loro che sembravano perfetti per Beckett? Un appuntamento atteso. Giunto infine con un regista tanto grande!
Ma se si scrive qui di Theodoros Terzopoulos non è solo per la presenza nel nostro territorio proprio di Aspettando Godot, al Teatro Magnani di Fidenza sabato, ma per intrecciare le informazioni su questo grande regista europeo con Il ritorno di Dionysos, testo edito da Cue Press, dedicato proprio al metodo di Terzopoulos, nel cui lavoro, scrive sin nelle prime righe della prefazione Konstantinos Arvanitakis, «c’è qualcosa di innegabilmente rivoluzionario», sottolineando quindi, con il corpo come dimora di Dionysos, la volontà «di risvegliare il dio narcotizzato e liberare la sua energia vitale, erotica e creativa, repressa» e l’orgia della vita s’intreccia con le forze oscure della morte «per il rinnovamento dell’arte». La Grecia, l’origine della tragedia, il rapporto con le stesse strutture del teatro antico, la ricerca di quello spirito contraddittorio rappresentato da Dionysos, corrente vitale carica di energie ambigue ed essenziali, elemento che permane nella persona anche più razionale, insieme di pulsioni del subconscio, amalgama di distruzione e creatività, questo e molto altro sono rintracciabili nella ricerca di Terzopoulos, ma se sono riconosciute nel dio del titolo infiniti caratteri differenti, mai conclusi gli studi, le interpretazioni degli innumerevoli miti che lo vedono protagonista, l’attenzione, la cura principale del regista è rivolta verso l’attore, la sua formazione, profonda, radicale. Nel libro edito da Cue Press, curato da Michalis Traitsis, che ha anche seguito il percorso creativo di Aspettando Godot, questi i titoli di alcuni capitoli: corpo, respirazione, energia, decontrazione, ritmo, improvvisazione infinita, senso, tempo…
Fondamentale la domanda, «Tornerà Dionysos?», con cui si chiudono le pagine dedicate all’attore che, nelle parole di Terzopoulos, deve restare al centro dell’azione teatrale, «con autocoscienza, conoscenza e combattività. La coltivazione del corpo, tempio delle situazioni, degli istinti e dei sensi, è una straziante chiamata nei nostri tempi», ma prezioso, imprescindibile è anche lo sguardo dello spettatore, la sua sensibilità, che si diversifica nel tempo, specie nel rapporto con i classici. Seguono gli esercizi e alcune significative immagini tratte da regie di Terzopoulos, tragedie di Euripide, Eschilo, Sofocle, realizzate ad Atene, Delfi, ma anche in città della Germania e della Russia e testi di Müller, Materiali per Medea, Quartett, Strindberg, La signorina Giulia, Beckett, Rockaby, e dello stesso regista. Sì, corretta quella lontana prima informazione di Michalis Traitsis: Terzopoulos tra i maggiori artisti, vero maestro di teatro.
I libri
I libri menzionati nell’articolo corrente