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Approfondimenti, interviste, recensioni e cultura: il meglio dell’editoria e delle arti da leggere, guardare e ascoltare.
August Strindberg. Riflessioni sull’uomo in scena
Tra i grandi drammaturghi che hanno lasciato davvero un segno indelebile, August Strindberg è stato con ogni probabilità colui che più di ogni altro ha scritto non solo teatro ma anche sul teatro, interrogandosi senza sosta sul significato della messa in scena e sulle modalità in virtù delle quali il teatro può davvero farsi specchio della società e dei motivi di fondo della condizione umana. Ecco perché i suoi Scritti sul teatro, curati dallo scandinavista Franco Perrelli e proposti per la prima volta nella loro interezza in versione italiana dalla giovane e coraggiosa casa editrice Cue Press di Mattia Visani, sono davvero uno strumento fondamentale e pressoché imprescindibile per capire meglio, alla luce dei fondamenti teorici, la ricchissima e differenziata drammaturgia dello stesso Strindberg, che dagli esordi apparentemente improntati al Naturalismo approdò infine al cosiddetto ‘teatro intimo’ passando per i drammi onirici. Il volume in questione riprende e amplia un libro curato trent’anni fa dallo stesso Perrelli per l’editore Olschki, Sul dramma moderno e il teatro moderno.
Testi imprescindibili
Gli scritti teatrali di Strindberg sono inoltre imprescindibili anche per capire le correnti di fondo di tutto il teatro del Novecento, in un percorso che parte idealmente dal Théâtre de la Cruauté di Artaud e dalle prime avanguardie e giunge fino al teatro dell’assurdo, al Living Theatre, Grotowski e perfino oltre, perché le considerazioni di Strindberg sono importanti oggi più che mai per farsi un’idea di quali possano essere gli spazi di sopravvivenza dell’espressione teatrale in un’epoca in cui l’idea stessa di spettacolo e di rappresentazione ha invaso tutti gli ambiti della vita, in una specie di ininterrotto reality show dove non è più possibile individuare (semmai ancora esiste) il confine tra realtà e finzione, tragedia e commedia.
Nato nel 1849 a Stoccolma e morto sempre nella capitale svedese nel 1912, ma ‘ottocentesco’ solo per quanto riguarda il primo estremo biografico, Strindberg ha regalato alla storia del teatro opere come La Signorina Giulia, Il sogno, Danza macabra, Verso Damasco e Sonata di spettri, che hanno riscritto e riposizionato i confini e gli ambiti dell’espressione teatrale, ma anche la percezione che l’essere umano ha di sé stesso, molto prima che la psicanalisi e la letteratura della crisi, nei primi decenni del Novecento, mostrassero fino a che punto l’Io umanistico fosse in ultima analisi una mera entità volatile e provvisoria, un’anarchia di atomi priva di un centro e di un ordine.
Lotta tra cervelli
Già nel saggio Omicidio psichico del 1885, che prende spunto da Casa Rosmer del suo odiamato modello Ibsen, sono presenti talune acutissime considerazioni che ruotano attorno all’idea della lotta tra cervelli come dato primario e ineludibile dell’esistenza: «Anche se l’educazione – osserva Strindberg – ha reso l’uomo umano, essa altro non appare che un labile schermo che può appunto venir meno come una labile copertura di fronte alle più travolgenti passioni. No, gli abissi non sono così profondi».
Il tono diventa addirittura profetico nel momento in cui Strindberg allarga le proprie considerazioni alla sfera pubblica e quindi a dimensioni più ampie della commedia umana: «La lotta per il potere si è sviluppata poco a poco dal piano puramente fisico (con prigione, torture, uccisioni) fino a quello psichico ma, per ciò, non meno crudele; i tiranni in passato governavano con la forza dei muscoli, delle spade, oggi invece dominano maggioranze (o minoranze) con l’aiuto della stampa e delle schede elettorali».
In questo e in altri scritti, non solo saggistici, ma anche narrativi, Strindberg ha tracciato a chiare linee l’immagine di una società futura apparentemente libera e democratica, ma in realtà costituita da una massa informe di eterodiretti, alienati e istupiditi da un finto o comunque malinteso benessere. È anche per questo motivo che ancora oggi la sua nazione d’origine, la Svezia progressista e socialdemocratica, modello di welfare e tenore di vita, fa molta fatica a celebrarlo come il proprio massimo scrittore. Per non dimenticare, poi, la leggenda secondo la quale Strindberg sarebbe stato un pazzoide misogino e blasfemo. Basterebbe leggere con attenzione le sue opere per capire che la verità vera è ben diversa, più sfaccettata e molto più difficile da accettare.
Il nucleo centrale degli scritti sul teatro, oltre che nel ricchissimo saggio Sul dramma moderno e il teatro moderno del 1889, è contenuto nella celeberrima prefazione a La Signorina Giulia del 1888, qui presentata nella sua versione integrale, dove Strindberg esprime a fondo e con estrema chiarezza quella che da allora in poi diventerà la sua poetica e farà da perno anche a stagioni creative posteriori, i drammi onirici, situabili intorno al volgere del secolo, e il teatro intimo degli ultimi anni di vita.
Carattere senza carattere
L’essere umano, secondo Strindberg, che in questo prende decisamente le distanze dal teatro che lo ha preceduto, è un carattere senza carattere, e la vita nel suo insieme è come un’enorme suggestione in stato di veglia: «Le mie anime (caratteri) sono conglomerati di stadi culturali passati e attuali, stralci di libri e giornali, frammenti d’umanità, sbrendoli di abiti festivi fattisi cenci, proprio come è assemblata l’anima».
Tutti i personaggi di Strindberg, a partire dalla signorina Giulia e dal servo Jean, sono precisamente caratteri senza carattere, smarriti e imprigionati in un’eterna lotta di cervelli, senza scopo e senza senso al di là della semplice sopravvivenza o al massimo della sopraffazione. Il che farà dire alla figlia del dio Indra ne Il sogno: «Che pena, gli uomini».
Infinite variazioni
Ma accanto alla poetica in senso stretto, questi scritti sul teatro, come ad esempio il Memorandum per i membri del Teatro Intimo del 1907-08 e i tardi scritti su Shakespeare e Goethe, contengono anche preziosi e minuti suggerimenti tecnici sulla scenografia, i tempi e i modi della recitazione, la maniera di scandire le parole, la postura, le entrare e le uscite.
Il teatro di regia, marchio distintivo del Novecento, nasce proprio qui, in queste pagine, dove compare per la prima volta un nuovo tipo antropologico che proprio il teatro di regia rappresenterà e declinerà in infinite variazioni.
«Arriva l’anno della svolta. Noi conquisteremo il digitale»
Allinea numeri da navigato imprenditore, senza eccessi di enfasi o di autocompiacimento «Abbiamo già una produzione di 30, 40 titoli all’anno. Ma stiamo già lavorando per salire a 100». Dalla fine del 2012 – primo volume La danza e l’agitprop di Eugenia Casini Ropa – Mattia Visani è alla testa di una casa editrice di teatro, che è nata e cresce a Imola e si identifica già nel nome. «Ci chiamiamo Cue perché la parola, in inglese, indica la battuta in palcoscenico, o meglio l’imbeccata, l’inizio di un dialogo. Un termine adatto per noi».
Ma Imola, per quanto dinamica, non è svantaggiata rispetto a chi fa editoria a Roma o Milano?
Credo che la nostra scelta di lavorare e diffonderci attraverso la rete superi il problema dell’eventuale localismo. Vorrei dire che noi ci delocalizziamo, passiamo tutti i confini proprio grazie alle tecnologie e all’impiego di contenuti mai provinciali.
La comunità imolese come ha accolto la vostra nascita?
Sostenendoci e continuando a farlo, con il fondo strategico del Comune, della Banca di Imola e del Con.Ami, il consorzio multiservizi intercomunale. Poi, nel 2015, da associazione culturale siamo riusciti a trasformarci in una Srl. L’anno scorso la nostra startup si è classificata tra le 10 migliori dell’Emilia-Romagna. Anche la recente assegnazione del Premio Hystrio ha tenuto conto delle nostre capacità aziendali.
Tutto questo per passione?
Mi sono laureato in Lettere a Bologna con una tesi sul teatro di Randisi e Vetrano, pubblicata dalla Ubulibri che di lì a poco ha chiuso. Certo la passione per il teatro è dentro di me. Ma nel mio progetto la qualità si sposa con la visione imprenditoriale.
Quanti siete a Cue Press?
Quattro o cinque persone, tra interni e collaboratori esterni.
E quali sono i settori del catalogo?
La saggistica, senza distinzione tra passato e presente. Ci stiamo già allargando al cinema e alle arti figurative.
I libri sul teatro hanno un pubblico?
Sinceramente, dopo la fine di Ubulibri sarei curioso di sapere chi sono gli altri editori del settore, se ci sono. Sì, i lettori rispondono, purché chi pubblica sia capace di staccarli dalle trappole della televisione e della playstation. Preciso solo che i libri come quelli su cui puntiamo hanno lo scopo di fornire al lettore alcuni materiali o un tipo di intervento in grado di allargare il contesto di una semplice visione ‘così com’è’ di uno spettacolo.
Che 2017 vede per la sua attività?
Una svolta fondamentale. Abbiamo già pronta una piattaforma digitale che tra pochi mesi diventerà attiva. È uno strumento di livello europeo. Si potrebbe dire che Cue Press si sdoppia in due anime strettamente collegate, la dimensione informatica e il canale del cartaceo. È una prospettiva che mi entusiasma.
Qualche titolo di prossima uscita?
Finalmente porteremo in Italia Il teatro postdrammatico di Hans-Thies Lehmann. Pubblicheremo Elogio del disordine, del grande Louis Jouvet, una serie di riflessioni sull’arte dell’attore, da cui è nato Elvira, interpretato da Toni Servillo a ottobre per l’apertura del Piccolo Teatro. Di Paul MacDonald uscirà Hollywood Film Industry. Abbiamo anche alle viste una collana di guide sulla storia dello spettacolo e una serie sui teatri nazionali europei diretta dal professor De Marinis.
Il quale, accanto a Cruciani, a Malcovati, a Lombardi, a Marotti, a Ruffini, a Martinelli e altri ancora è uno dei componenti della squadra titolare di Cue Press. Il teatro non si fa da soli. Neanche sui libri.
Il teatro si mette in rete
Ci vuole coraggio, un guizzo di genio e un briciolo di incoscienza. E può succedere che la forma più nobile e antica di comunicazione-rappresentazione si sposi con quella più moderna e avanzata di pubblicazione-diffusione. E che il matrimonio non solo riesca splendidamente, ma apra anche nuove prospettive e spalanchi inediti orizzonti. Si sa che il teatro è inviso agli editori quasi quanto la poesia. Un settore di nicchia giocoforza emarginato anche dai librai. Così Cue Press e il suo ideatore Mattia Visani, hanno aggirato l’ostacolo, anzi l’hanno saltato, spostando tutto sul web. E riscuotendo consensi e riconoscimenti importanti, ultimo dei quali il Premio Hystrio 2016.
Il principio è semplice, se il mercato non assorbe (anche per sue proprie perversioni) i costi di produzione cartacea per questo tipo di editoria, si ricorre all’ebook e alla stampa on demand che, come è noto, consentono di contenere al minimo le spese. Si rendono così disponibili testi che l’editoria tradizionale, oggi, non si sognerebbe nemmeno di pubblicare. Parliamo di importante saggistica teatrale, riferita soprattutto al teatro del Novecento, e di testi di nuovi autori italiani ed europei, spesso già rappresentati, o in corso di rappresentazione, ma che troverebbero difficoltà a essere pubblicati secondo i canali classici dell’editoria.
È grazie a quest’idea che (tra le oltre 50 pubblicazioni realizzate dal 2012 – anno di fondazione di Cue Press – a oggi) è tornato disponibile un testo come Al limite del teatro di Marco De Marinis (pubblicato per la prima volta circa trent’anni fa), arricchito ora da un’acuta prefazione di Moni Ovadia. Il testo è una cronaca, spesso in presa diretta, e un’analisi delle esperienze vissute da alcune ‘frange estreme’ che operarono in ambito teatrale in anni altrettanto ‘estremi’ che l’autore racchiude in un periodo che va dal 1968 al 1977. Anni di grandi sommovimenti sociali e ideologici che ingenerarono in alcuni artisti scelte di vita radicali, totalizzanti; un teatro che andava oltre il consueto e l’ordinario, giungendo in alcuni casi ai limiti di una vera e propria mistica della rappresentazione. Si parla qui di personaggi come Grotowski, Eugenio Barba e l’Odin Teatret, di Giuliano Scabia, del Living Theatre, di Peter Brook.
Un teatro che non faceva sconti e non rassicurava. Che spogliava scena e attori per arrivare all’anima nuda, e a volte urlante, dell’esperienza umana. De Marinis analizza con una serie di saggi, scritti proprio a ridosso degli avvenimenti, i protagonisti di questa febbrile stagione e le nuove forme di teatro che da essi si generarono. Un movimento parallelo e complementare a quello politico-sociale di quegli anni. Un fuoco che avrebbe dovuto bruciare il vecchio e invece si è consumato da solo con una rapida fiammata. Ma non senza lasciare tracce. Che ancora oggi ci parlano, ci chiamano a un confronto per capire dove potevamo essere e dove invece abbiamo lasciato che ci trascinassero.
Intervista a Mattia Visani: com’è nata la Cue Press
Un giorno di pioggia del marzo 2016, a Imola, ho conosciuto Mattia Visani, il fondatore della casa editrice Cue Press (vincitrice del Premio Hystrio, ventiseiesima edizione, anno 2016) che si occupa di letteratura teatrale, cinematografica… e non solo. Lo ringrazio per questa preziosa intervista.
Ciao Mattia, intanto, ti chiederei di raccontarci qualcosa di te, di cosa ti sei occupato prima della nascita di Cue Press.
Di teatro. Quella che mi ha portato all’editoria per le arti dello spettacolo è una passione che mi ha accompagnato fin da ragazzo quando, durante i miei studi di lettere, ho deciso di iscrivermi alla scuola del Teatro Stabile di Torino. I primi passi all’interno del mondo dello spettacolo, quindi, li ho mossi nel suo cuore pulsante: sul palcoscenico; prima come attore, poi anche con un’attenzione alla regia. In seguito ho iniziato a scrivere testi di critica teatrale per riviste di settore, finché sono arrivato, nel 2011, alla pubblicazione di uno studio personale con Ubulibri.
Come e quando è nata l’idea di fondare Cue Press?
L’idea di fondare Cue Press è nata proprio al termine dell’esperienza con Ubulibri, che ha cessato l’attività proprio quell’anno. Si perdeva, così, il punto di riferimento dell’editoria dello spettacolo, attorno al quale negli anni si sono raccolti i più importanti e prestigiosi interpreti della scena italiana. Cue Press ha voluto rilanciare questa sfida. L’editoria dello spettacolo doveva muoversi su altri binari per poter arrivare ai propri lettori e assicurarsi ugualmente una sostenibilità sul mercato. Mettere in connessione le nuove possibilità tecnologiche legate all’editoria e alla multimedialità con il mondo del teatro sembrava essere l’unico modo per rivitalizzare questa nicchia editoriale così esigente. Da questo punto di partenza, Cue Press ha potuto contare sull’impegno e la determinazione di una variegata tipologia di appassionati: drammaturghi, studiosi, professori universitari e studenti, che, ognuno nel suo modo, ha reso possibile questa sfida.
Cue in inglese significa battuta d’entrata. Voi vi occupate di testi sia teatrali sia di saggistica riguardante il teatro e il cinema. Com’è oggi l’editoria teatrale? E quella cinematografica? Inoltre, quali sono le vostre collane?
Dall’inizio abbiamo deciso di rivolgerci verso quelle che sono comunemente definite nicchie editoriali. Sentivamo il bisogno di andarle a tirar via da quell’angolino in cui stavano sparendo, e per farlo dovevamo ripensare al concetto di nicchia. L’editoria dello spettacolo, in particolare riferimento a quella teatrale, ha un pubblico esiguo, composto da poche migliaia di unità sparse di qua e di là per l’Italia, accomunate, però, da una passione indiscutibile e riconoscibile per tutto ciò che è teatro. Pensare di rivolgersi a loro secondo le tradizionali modalità editoriali è impossibile, oltre che insostenibile economicamente. Quello che stiamo cercando di fare è creare un punto di riferimento affidabile per questa sorta di community, in modo che essa possa contare su un’offerta editoriale di qualità e sempre più stimolante. Per quanto riguarda il cinema, invece, il discorso è un po’ diverso, ma non troppo. Potenzialmente l’editoria cinematografica sarebbe in grado di raggiungere una fascia di appassionati molto più estesa: contando sullo stesso zoccolo duro degli studiosi e dei professionisti del settore, si va ad aggiungere un numero indefinito di interessati su livelli diversi. Anche l’offerta editoriale è complessivamente più ricca e strutturata. Dal nostro punto di vista, guardiamo all’editoria cinematografica con la stessa intransigenza dal punto di vista qualitativo di tutte le nostre edizioni, cercando di andare a proporre e riproporre alcuni testi di assoluto valore culturale, accompagnati da qualche novità interessante per questo tipo di editoria. Per quanto riguarda le collane in cui articoliamo la nostra proposta, ci muoviamo sostanzialmente in tre direzioni.
I Saggi, con cui andiamo a recuperare, ripubblicandoli, le pietre miliari della storia degli studi teatrali. Nel nostro catalogo vantiamo l’espressione più alta della ricerca dell’arte scenica, dalle regie di Stanislavskij, agli scritti sul proprio teatro di Edward Gordon Craig e Strindberg, o ancora ai saggi di Cesare Molinari, di Meldolesi e così via, che rappresentano per noi un grande tesoro da custodire e condividere. Davvero citare solo alcuni dei nostri autori sarebbe fare torto agli altri, tale è il valore delle nostre firme.
I Testi, in cui vanno a raccogliersi tutte le drammaturgie dei più interessanti autori di teatro della scena contemporanea. È la parte più vivace e dinamica del nostro catalogo, attraverso cui puntiamo a raccontare e a far conoscere la realtà della drammaturgia attuale e il suo modo di rispondere anche agli eventi più attuali. Abbiamo l’onore di ospitare in questa collana i testi di alcuni dei più innovativi e riconosciuti drammaturghi italiani, oltre che di grandi autori internazionali come Pascal Rambert, Rafael Spregelburd e John Logan.
Gli Artisti, che rappresenta il luogo in cui si concretizzano le visioni teatrali di alcuni dei più autentici artisti del mondo dello spettacolo contemporaneo. Emerge, da questi testi, un ritratto dello stato attuale dell’arte drammatica effettuato in prima persona da chi ne è protagonista. Parallelamente a queste linee editoriali su cui si fonda Cue Press, ci sono ancora due collane di cui siamo orgogliosi. La prima è un progetto che offre guide turistiche teatrali.
Con le Guide, proponiamo manuali pratici per orientarsi nel mondo e nella storia del teatro e dello spettacolo (insieme a una serie diretta da Porcheddu delle guide turistico-teatrali dei tour di alcune delle più importanti città del mondo che abbiano come oggetti di interesse i teatri, luoghi fisici che nascondono dentro di sé la stratificazione della vita culturale di un’intera città); ci sarà una serie diretta da Marco De Marinis sulla storia dei teatri nazionali d’Europa, un volume di Savarese-Blasi che raccoglie una mappa di tutti i teatri antichi esistenti, infine 50 passi nel mondo del cinema a cura di Giacomo Manzoli. Una collana sempre più ricca e affascinante.
Per ultimo, c’è uno spazio riservato a Edizioni Speciali che ospitano un punto di vista ancora diverso su alcuni eventi particolari, come le celebrazioni per i dieci anni del Pim Off, con cui vogliamo sottolineare esperienze teatrali degne di menzione.
La tua casa editrice ha come obiettivo anche una ribalta digitale. L’e-book è più gettonato del cartaceo?
Tra poco più di un mese presenteremo la nostra nuova piattaforma di editoria digitale, uno strumento all’avanguardia: niente dello stesso livello è stato realizzato finora in Italia, nel campo dell’editoria. Sarà una grande novità. Una piattaforma multimediale e multilingue per offrire un’esperienza di lettura di alta qualità. La stessa identica cura e attenzione la mettiamo nei libri di carta che produciamo. E la qualità dei nostri manufatti è sempre molto apprezzata. È importante muoversi parallelamente su entrambi i binari, per andare incontro a un pubblico vario e stare al passo coi tempi. Da qualche anno in America le vendite di e-book hanno già superato quelle del cartaceo. Tendenza che, più lentamente, si sta confermando anche nel Vecchio Continente, dove i lettori digitali sono in continua crescita. A favorire ciò, oltre all’interesse dei colossi dell’e-commerce come Amazon e delle più grandi case editrici, ci sono le possibilità che il digitale ha permesso al mondo del libro, che per tradizione non è il settore più disposto all’innovazione. Il digitale ha permesso di aumentare l’esperienza della lettura che, da un lato, può continuare a contare sull’anima imprescindibile di un libro: il testo; dall’altro può avvalersi di strumenti di supporto e di approfondimento alla lettura stessa che permettono di spaziare in tempo reale su contenuti affini, ricerche specifiche e testimonianze multimediali. In questa direzione, già da qualche anno abbiamo lanciato Siamo asini o pedanti? di Marco Martinelli, che ha rappresentato il nostro primo libro multimediale, in cui i testi scritti nel 1989 dall’autore ravennate sono stati affiancati da una serie di video inediti che, scorrendo di pari passo alle pagine dell’ebook, ne hanno testimoniato la vita dell’azione teatrale nel corso degli anni. Da questo punto di vista, l’editoria teatrale, con la sua necessità di aggrapparsi alla parte più concreta dell’esperienza teatrale, ne risulta profondamente rivitalizzata.
Quali testi e quali manuali consiglieresti a persone poco esperte di teatro per approcciarsi al genere?
Beh, i libri di Cue Press!
Quali sono le prossime uscite edite Cue Press che consigli ai lettori?
A primavera esce Il teatro postdrammatico di Lehmann!
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Bando StartUp Innovative
Il Bando Startup (fase attrazione), promosso dalla Regione Emilia Romagna e finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Por Fesr 2014-20), mira ad attrarre startup innovative, sia nazionali che internazionali, interessate a stabilirsi nella regione.
L’obiettivo è favorire lo sviluppo economico locale attraverso progetti di alto valore tecnologico e innovativo, incentivando la creazione di nuovi prodotti, servizi o processi e promuovendo l’integrazione con il sistema produttivo e della ricerca del territorio.
Il bando offre contributi a fondo perduto e l’accesso a una rete di competenze locali, con particolare attenzione a settori strategici come il digitale, la sostenibilità e la salute, per consolidare l’Emilia Romagna come un hub di riferimento per l’innovazione in Europa.
Cue Press si distingue tra le startup partecipanti, entrando in graduatoria tra le dieci migliori e aggiudicandosi la vittoria nel bando.
Questo riconoscimento premia l’impegno della casa editrice nell’innovazione dell’editoria digitale e rappresenta un ulteriore passo avanti nella sua missione di rendere la cultura e la conoscenza sempre più accessibili a livello globale.
Un risultato significativo, reso possibile grazie alla qualità del progetto e al sostegno della Regione Emilia Romagna, che consolida Cue Press come realtà di riferimento nel panorama editoriale.
Le dieci migliori startup dell’Emilia-Romagna
Dalle fresatrici dentali alla realtà aumentata passando per la prevenzione dell’ambiente. La Regione Emilia-Romagna premia le migliori startup fra Piacenza e Rimini. Il bando, che rientra nel quadro del Programma operativo regionale Fesr 2014-2020, ha visto partecipare 152 imprese innovative: 30 di queste sono state ritenute ammissibili per il finanziamento, per un totale di 2.743.000 euro messi a disposizione dalla Regione. Questo terzo stralcio si somma alle risorse già attribuite nei primi mesi del 2016, che hanno interessato altre 24 aziende e portano il finanziamento complessivo a 5,4 milioni di euro. Molto soddisfatta l’assessore regionale alle attività produttive Palma Costi: «L’alta partecipazione al bando è la dimostrazione che, soprattutto tra i giovani, c’è voglia di contribuire alla crescita del tessuto imprenditoriale e della nostra economia. Oltre a cercare il lavoro i giovani creano il lavoro».
In Emilia-Romagna l’11,5% delle startup innovative in Italia
Il dato conferma la buona presenza di imprese innovative in Emilia-Romagna: al 31 marzo 2016 le startup iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese erano 5.439 (+296 unità, pari al 5,8% di fine 2015), con 21.118 soci e 6.524 dipendenti. Numeri che dimostrano la solidità della nuova imprenditoria regionale, seconda solo alla Lombardia nello scenario nazionale. A Milano e dintorni infatti hanno sede il 21,8% delle startup italiane, mentre in Emilia-Romagna sono l’11,5% del totale.
Tante startup, ma di cosa si occupano?
Molto spesso non si riesce a definire bene l’ambito di attività delle nuove imprese innovative. Sappiamo che il 72% di quelle registrate in Emilia-Romagna si occupano di servizi alle imprese (fra cui dominano la consulenza informatica e la realizzazione di software – 30%, e la ricerca e sviluppo – 15,1%), mentre il 18,8% nel manifatturiero e il 4,2% nel commercio. Abbiamo deciso quindi di raccontare quali sono le attività portate avanti dalle aziende beneficiarie dei finanziamenti 2016, indicando il territorio di provenienza, il settore in cui sono attive e i prodotti che offrono al mercato. […]
Software, ricerca e tecnologia: i punti di forza delle imprese innovative
Fra queste, Cue Press, la startup che porta avanti la pubblicazione di libri digitali, ebook e cartacei (con stampa digitale on demand), attraverso un approccio multimediale e multidisciplinare, con un focus sull’arte e la letteratura. I testi sono offerti in formato ePub, Pdf, Mobi per Kindle e cartaceo – su richiesta e in consegna entro 5 giorni lavorativi. La distribuzione avviene in più di 50 paesi del mondo.
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Premio Incredibol!
Cue vince Incredibol!, storico premio dedicato all’innovazione creativa.
Incredibol!, acronimo di «Innovazione Creativa di Bologna», è un progetto promosso dal Comune di Bologna per sostenere e premiare l’innovazione nel settore creativo e culturale dell’Emilia Romagna.
Nato per valorizzare talenti emergenti e realtà innovative, il premio offre supporto economico, formativo e di rete per lo sviluppo di idee capaci di generare valore sul territorio.
Così la giuria descrive il progetto vincitore:
«Cue /kju:/ in inglese significa «battuta d’entrata, attacco, suggerimento, imbeccata».
È alla fine del 2012 che nasce Cue Press, la prima casa editrice digitale italiana interamente dedicata alle arti dello spettacolo, coniugando il recupero di un prezioso patrimonio culturale e librario ai più elevati standard tecnologici e moderni di distribuzione.
A fronte di una materialità che va assottigliandosi sempre di più, il libro non viene concepito come ‘oggetto’ ma come ‘pro-getto’.
Non solo una casa editrice quindi, ma un vero e proprio laboratorio di idee per costruire modelli nuovi per l’editoria e moderne modalità di produzione culturale.
Cue produce libri digitali (ebook) e libri cartacei con un processo di stampa digitale (on demand).
L’agilità e l’economia del digitale permettono il recupero di testi fondamentali non più disponibili e la proposta di novità di valore, declinando un immenso patrimonio culturale in vista di un pubblico che esiste ed è reattivo, ma non è più raggiunto (e forse raggiungibile) dai metodi dell’editoria tradizionale.
Le nicchie di mercato che si esploreranno spaziano dal cinema all’arte, dal fumetto alla musicologia.
Le edizioni Cue propongono il meglio dell’editoria dello spettacolo, italiana ed internazionale.
Con questo riconoscimento, Cue Press si conferma come modello d’eccellenza nell’editoria contemporanea, aprendo nuove strade per la cultura e l’innovazione.
Quella scommessa di Cue Press vinta coi libri di teatro del Dams
Sono i libri su cui ha studiato una generazione, testi che hanno fatto la storia del Dams, specie quella gloriosa delle origini, che rappresentano la memoria del teatro italiano. Eppure, complice la crisi che ha cancellato tante piccole case editrici, erano praticamente introvabili.
A rimetterli in circolo ci ha pensato Mattia Visani, classe 1979, imolese, con un lungo passato sotto le Torri, che dalla fine del 2012 ha dato vita a Cue Press. «Mi sono formato all’Alma Mater e al Teatro Stabile di Torino come attore e regista e sono stato l’ultimo autore della Ubulibri di Franco Quadri, così quando la storica casa editrice fondata dal critico ha chiuso ho pensato di provare a fare qualcosa, cercando nuove strategie».
Come ebook o stampa on demand applicate a titoli fuori catalogo. Ricetta semplice che ha consentito di restituire ai lettori testi come Teatri romani di Nicola Savarese, imprescindibile per conoscere le forme dello spettacolo nell’antica Roma. O I teatri di Pasolini di Stefano Casi, il primo studio che affronta in maniera sistematica l’impegno dell’artista sulla scena. O ancora Brecht regista, memorie del Berliner Ensemble di Claudio Meldolesi, sull’uso poetico dei mezzi teatrali del drammaturgo tedesco. Ma anche opere come Al limite del teatro di Marco De Marinis, sulla ricerca scenica dal 1968 al 1977, che riproposto a trent’anni di distanza, benché dia conto di una modalità di calcare le scene che non esiste più, parla di un’esperienza che continua a porre domande. La vera sorpresa è stata poi che l’operazione, lodevole dal punto di vista culturale, ha funzionato su quella imprenditoriale. «Oggi i nostri best seller arrivano a vendere intorno alle 500 copie, non male per un mercato di nicchia.
In Italia la maggior parte dei lettori preferisce ancora la carta e dunque va di più il print on demand (si stampa anche una sola copia alla volta), mentre il formato ebook fa arrivare i libri Cue Press in tutto il mondo, come negli Usa e in Argentina. E a Bologna basta andare alla Libreria dello spettacolo di via Mentana.
Intanto il mondo teatrale ringrazia e premia l’iniziativa con riconoscimenti, dal Nico Garrone all’Ubu (come progetto speciale) al recente Premio Hystrio. Ma l’imbeccata, la battuta d’entrata, il suggerimento – come suggerisce il nome inglese cue – dal repertorio storico si allarga a nuove pubblicazioni di autori italiani e stranieri. «Abbiamo per esempio pubblicato Rosso di John Logan, sceneggiatore amato da Scorsese, e tra i progetti c’è la traduzione di Postdramatic Theatre di Hans-Thies Lehmann, testo fondamentale inedito in Italia».
Tra i più attesi a ottobre uscirà poi il teatro di Elio De Capitani a cura di Laura Mariani. E ancora in catalogo si trovano le Albe spiegate da Martinelli, La voce poetica di Elena Bucci, Totò e Vicé di Franco Scaldati. L’ambizione, visto che l’idea funziona, è allargarsi ad altri linguaggi, primo fra tutti il cinema. Continua Visani: «Coniugando memoria storica e nuova ricerca nei vari ambiti vorremmo fare di Cue Press un luogo di confronto e discussione così da ampliare l’orizzonte. Il libro come progetto più che come oggetto».
Premio Hystrio
Il Premio Hystrio è un prestigioso riconoscimento italiano dedicato al mondo del teatro.
Istituito nel 1989, premia artisti e professionisti che si sono distinti in vari ambiti delle arti sceniche, come recitazione, regia e drammaturgia.
È considerato un importante punto di riferimento per valorizzare il teatro contemporaneo e promuovere nuove generazioni di artisti.
Cue Press riceve il premio Hystrio, per le seguenti motivazioni espresse dalla giuria:
Nel giro di pochissimi anni Cue Press, ideata e fondata da Mattia Visani alla fine del 2012, si è solidamente affermata nel panorama nazionale dell’editoria teatrale, la prima in assoluto per la diffusione nelle modalità ebook e stampa digitale on demand.
Con quasi cinquanta titoli all’attivo e altrettanti di ‘prossime uscite’, Cue Press si sta specializzando sempre di più da una parte nel ‘recupero’ di volumi ‘storici’ fuori edizione o di non facile reperibilità, ma fondamentali per lo studio del teatro del Novecento, dall’altra nella pubblicazione di nuovi testi teatrali di giovani autori, italiani e stranieri, diventando un punto di riferimento imprescindibile per la nuova drammaturgia europea.
Oggi si guarda alle sue principali ‘collane’ editoriali (I Testi, I Saggi, Gli Artisti) per orientarsi in un teatro fatto di tante e autorevoli voci di attori, drammaturghi e studiosi, che possono trovare in Cue Press un possibile, necessario spazio di incontro. Nella sua originalissima maniera di muoversi, in un mercato prevalentemente di nicchia, con intelligenza unita a una buona dose di follia, Mattia Visani è riuscito a trasformare un progetto editoriale in impresa produttiva, una passione per il teatro in cultura attiva.
C come Coraggiosa.
U come Utile.
E come Efficace.
Questa è Cue Press, alla quale viene assegnato il Premio Hystrio-Altre Muse.
Con questo riconoscimento, il Premio Hystrio celebra l’impegno, l’innovazione e la visione di Cue Press, sottolineando il suo ruolo fondamentale nel panorama dell’editoria teatrale e nella promozione del teatro come cultura viva e accessibile.