Il teatro nella Firenze medicea
Collana I saggi
Lingua Italiano
Il libro
Quando nel 1537 Cosimo de’ Medici prende il potere a Firenze, il disegno politico della famiglia è già delineato e toccherà al giovane sovrano portarlo a maturazione.
Cosimo speziale e il nipote Lorenzo (il Magnifico) avevano percepito l’importanza dello spettacolo nel programma di manipolazione del consenso necessario ad assicurare grandiosità e stabilità alla nascente signoria, ma necessità tattiche avevano loro consigliato di dissimularsi dietro un formale rispetto delle istituzioni democratiche.
In veste di granduca e con le necessarie sanzioni, Cosimo I può imprimere il proprio marchio su ogni iniziativa.
Lo spettacolo progredisce velocemente guadagnando a Firenze e alla dinastia prestigio internazionale; la corte diviene il centro unitario di ogni manifestazione pubblica e gli artisti vedono nell’associazione al potere l’unica forma possibile di attività.
Il teatro assume rapidamente il compito di rappresentare la punta più avanzata delle sperimentazioni degli artisti granducali; Giorgio Vasari e Bernardo Buontalenti ereditano da Filippo Brunelleschi la suprema maestria artigianale, ai luoghi occasionali si sostituiscono gli edifici specifici.
Nasce un preciso professionismo (se gli attori sono ancora i dilettanti delle Accademie, i musici e gli apparatori sono prestatori d’opera in senso moderno); si configura la regia come coordinamento di tutte le attività sceniche.
I luoghi precisano le loro funzioni e nell’ultimo scorcio di secolo la capitale del Granducato, esempio di organizzazione spettacolare per tutto il mondo civile, può contare su un vero e proprio sistema teatrale: mentre nella sala granducale degli Uffizi l’opera di corte celebra i suoi fasti e in Palazzo Pitti il nascente melodramma trova la sua sede, l’anfiteatro di Boboli ospita l’opera-torneo.
Separata dall’organizzazione ufficiale, ma ad essa legata da indissolubili complicità, anche la Commedia dell’Arte trova la sua sede regolare, nel teatro della Dogana, a pochi metri da quello degli Uffizi.
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